78° Anniversario della strage nazifascista di Malga Zonta
Da Montagne di Guerra a Montagne di Pace
Nel 2022 si celebra il 78° anniversario dell’eccidio nazifascista di Malga Zonta, in cui furono trucidati 14 giovani partigiani e 3 malghesi: Marcello Barbieri, Antonio Cocco, Romeo Cortiana, Ferdinando Dalla Fontana, Angelo Dal Medico, Giocondo De Vicari, Bortolo Fortuna, Gelsomino Gasparoni, Giuseppe Marcante, Eufremio Marchet, Mario Scortegagna, Giobatta Tessaro, Bruno Viola, Domenico Zordan e i tre malghesi, Dino Dal Maso, Gino De Pretto, Angelo Losco.
Il valore del ricordo di questo tragico avvenimento è legato anche al luogo un tempo crocevia di confini ormai superati, ma purtroppo si inserisce in un contesto generale che vede il ritorno di nazionalismi che credevamo retaggio del passato, accanto ad una nuova corsa agli armamenti senza precedenti.
Gli scenari di guerra si sono moltiplicati in molte regioni del mondo, arrivando in modo prepotente nel cuore dell’Europa. Rispetto al popolo ucraino sconvolto dalla brutale aggressione russa non possiamo non essere al suo fianco fino in fondo, non possiamo limitarci ad una generale e alla fine generica solidarietà. Accogliere i profughi, aiutare chi resta nel paese, vivere in questo orizzonte il pesante complesso delle sanzioni con le conseguenze e i sacrifici per la nostra vita quotidiana, comprendere che la resistenza degli aggrediti ucraini è legittima e che dire questo nulla toglie alla necessità di arrivare al più presto al cessate il fuoco e ad una vera trattativa. Rovesciamo i ragionamenti: vicini al popolo ucraino, senza accettare la logica spietata di un riarmo generalizzato.
Sono in ogni caso molti i segnali di resistenza popolare per costruire pace, giustizia, solidarietà ed è proprio a questi segnali che si collega in questi tempi difficili la nostra celebrazione, perché nessuno può negare che chi ha messo in gioco la propria vita allora per resistere al nazifascismo non debba essere ricordato da tutti quelli che oggi vogliono una società più giusta e più aperta, difendendo tutti gli spazi che la nostra Repubblica, in linea con la Costituzione, garantisce a tutti i cittadini. Non è vero che la storia è maestra di vita: la cronaca internazionale ogni giorno ci riempie gli occhi e la mente di immagini di morte, di intolleranza, di razzismo, di nuova schiavitù, di nuovi conflitti nell’ambito sociale, familiare, di genere. Vere stragi feroci avvengono in alcune regioni martoriate. Eppure al confino antifascista di Ventotene, già nel 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, si era concepita un’Europa attualissima, “un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, che spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, che abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune”. Da queste montagne il ricordo diventi ‘accoglienza’, ponte per affermare ancora, come nella Dichiarazione universale dei diritti umani, che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stata proclamata come la più alta aspirazione dell’uomo”.
Durante la celebrazione si raccomanda vivamente di indossare la mascherina in funzione anti Covid. Anche per questo non è previsto un servizio mensa per i partecipanti.
Il valore del ricordo di questo tragico avvenimento è legato anche al luogo un tempo crocevia di confini ormai superati, ma purtroppo si inserisce in un contesto generale che vede il ritorno di nazionalismi che credevamo retaggio del passato, accanto ad una nuova corsa agli armamenti senza precedenti.
Gli scenari di guerra si sono moltiplicati in molte regioni del mondo, arrivando in modo prepotente nel cuore dell’Europa. Rispetto al popolo ucraino sconvolto dalla brutale aggressione russa non possiamo non essere al suo fianco fino in fondo, non possiamo limitarci ad una generale e alla fine generica solidarietà. Accogliere i profughi, aiutare chi resta nel paese, vivere in questo orizzonte il pesante complesso delle sanzioni con le conseguenze e i sacrifici per la nostra vita quotidiana, comprendere che la resistenza degli aggrediti ucraini è legittima e che dire questo nulla toglie alla necessità di arrivare al più presto al cessate il fuoco e ad una vera trattativa. Rovesciamo i ragionamenti: vicini al popolo ucraino, senza accettare la logica spietata di un riarmo generalizzato.
Sono in ogni caso molti i segnali di resistenza popolare per costruire pace, giustizia, solidarietà ed è proprio a questi segnali che si collega in questi tempi difficili la nostra celebrazione, perché nessuno può negare che chi ha messo in gioco la propria vita allora per resistere al nazifascismo non debba essere ricordato da tutti quelli che oggi vogliono una società più giusta e più aperta, difendendo tutti gli spazi che la nostra Repubblica, in linea con la Costituzione, garantisce a tutti i cittadini. Non è vero che la storia è maestra di vita: la cronaca internazionale ogni giorno ci riempie gli occhi e la mente di immagini di morte, di intolleranza, di razzismo, di nuova schiavitù, di nuovi conflitti nell’ambito sociale, familiare, di genere. Vere stragi feroci avvengono in alcune regioni martoriate. Eppure al confino antifascista di Ventotene, già nel 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, si era concepita un’Europa attualissima, “un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, che spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, che abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune”. Da queste montagne il ricordo diventi ‘accoglienza’, ponte per affermare ancora, come nella Dichiarazione universale dei diritti umani, che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stata proclamata come la più alta aspirazione dell’uomo”.
Durante la celebrazione si raccomanda vivamente di indossare la mascherina in funzione anti Covid. Anche per questo non è previsto un servizio mensa per i partecipanti.
15 agosto 2022
- ore 10.00 – Inizio Cerimonia
Comune di Folgaria Comune di Schio Provincia Autonoma di Trento Provincia di Vicenza Fondazione Museo Storico del Trentino Ricordo dello scrittore Luigi Meneghello
- ORAZIONE UFFICIALE Paolo Pezzino Presidente Istituto Nazionale Ferruccio Parri
- ore 11.00 – MESSA AL CAMPO celebrata dal Mons.Luigi Bressan, Arcivescovo emerito di Trento Presenziano i Comuni decorati, le Associazioni d’Arma e un quintetto di ottoni
COMITATO ONORANZE CADUTI PARTIGIANI COSTITUITO DAI COMITATI ANPI DI VICENZA, TRENTO, SCHIO E FOLGARIA, AVL di Schio e con l’adesione dei Comuni di Schio, Folgaria, Caldogno, Arsiero, Besenello, Calliano, Castelgomberto, Costabissara, Comunità di valle della Vallagarina, Comunità di valle Altipiani Cimbri, Malo, Marano Vicentino, Monte di Malo, Mori, Nomi, Posina, Recoaro Terme, Ronzo-Chienis, Rovereto, Santorso, S. Vito di Leguzzano, Torrebelvicino, Trento, Valdagno, Valli del Pasubio, Velo d’Astico, Volano, del Museo Storico del Trentino e del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza.
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