6 ottobre, Commemorazione dei Partigiani caduti a Malga Silvagno

Commemorazione dei Partigiani caduti a MALGA SILVAGNO

Domenica 6 ottobre 2024 Malga Silvagno Comune di Valbrenta

PROGRAMMA

  • ORE 9.00 Raduno dei partecipanti di fronte al monumento ai caduti di Fontanelle di Conco. Omaggio al garibaldino Giuseppe Crestani e a tutti i Caduti.
  • ORE 9:20 Partenza in gruppo per Malga Col di Novanta, dove lasceremo le macchine
  • ORE 9.40 Percorso a piedi di meno due chilometri fino a Malga Silvagno (in auto per le persone con difficoltà motorie)
  • ORE 10.30 Raduno dei partecipanti a Malga Silvagn Deposizione di una corona di alloro sulla lapide che ricorda i caduti Saluto delle autorità e dei rappresentanti delle Associazioni Resistenziali Orazione ufficiale a cura del prof. Angiolo Lenci

Al termine, rinfresco a cura dell’organizzazione

 

Malga Silvagno, 6 ottobre 2024

Orazione del prof. Angiolo Lenci.

Vorrei innanzi tutto rivolgere un saluto a tutti voi che siete convenuti a Malga Silvagno per questa annuale commemorazione. In particolare poi alle autorità, sindaci, assessori, rappresentanti di varie associazioni tra cui ovviamente l’ANPI e mi scuso se non cito tutti quanti singolarmente…

Mi sento particolarmente onorato di questo incarico in quanto provengo da una famiglia di partigiani da parte di padre, ma anche un po’ turbato per la natura stessa dell’eccidio quasi fratricida.

Questo episodio, questa tragedia, avviene alla fine del 1943 che aveva visto l’invasione alleata dell’Italia, la caduta del fascismo il 25 luglio, il dissolvimento del Regio Esercito l’8 settembre e la riorganizzazione dei fascisti nella Repubblica Sociale Italiana come collaborazionisti dei nazisti.

Dopo disperati tentativi di opposizione armata ai tedeschi da parte dei reparti italiani, lasciati dal re e da Badoglio senza ordini e allo sbando, di fatto la resistenza si stava organizzando sulle montagne e all’interno delle città. Gli ultimi mesi del 1943 sono quindi un periodo di estrema confusione con gli alleati che stentano a risalire la nostra penisola fronteggiati dai tedeschi, i fascisti che usciti dal trauma del 25 luglio si mostrano sempre più aggressivi, la popolazione italiana che spera che tutto finisca al più presto ed arrivi la pace….

In questo contesto ritroviamo giovani che cercano di sfuggire al bando Graziani del 9 novembre 1943 di richiamo alle armi, gruppi di militari sbandati che vogliono evitare un nuovo arruolamento o la deportazione in Germania e attivisti politici dei partiti usciti allo scoperto dopo vent’anni di dittatura.

La resistenza, quindi, è praticamente in embrione sebbene esista già un CLN formato da partiti politici ma con il governo Badoglio a parte: gruppi di combattenti che si identificheranno come partigiani o meglio dovrebbero essere definiti patrioti (termine scippato come tanti altri dalla destra estremista ai movimenti democratici e progressisti) sono isolati, poco organizzati, male armati, senza piani strategici e ancora con una incompleta direzione centrale politica unitaria. È un periodo di estremo spontaneismo.

L’eccidio dei quattro partigiani comunisti da parte di altri partigiani di non ben definita matrice politica è da collocarsi in questo confuso momento storico. I fatti ormai sembrano abbastanza chiari, grazie a convegni, ricerche storiche tra le quali spiccano quelle di don Gios, che ci ha lasciato dieci anni fa e che mi piace ricordare come sacerdote, storico e appassionato montanaro, di De Grandis con il suo meticoloso libro e poi il contributo di altri studiosi.

Quattro partigiani comunisti si erano uniti nell’autunno del ’43 ad una formazione composta prevalentemente da giovani di estrazione cattolica e guidati da elementi anche definiti approssimativamente badogliani (ricordo per paradosso che i tedeschi definivano genericamente tutti i partigiani comunisti-badogliani oltre che banditi e ribelli). È una delle prime formazioni partigiane del Vicentino composta da elementi di provenienza dei paesi qui attorno e della zona pedemontana a cui si stavano unendo altri partigiani di altre località. È indicato come “distaccamento Monte Grappa” ma più noto come il gruppo di Fontanelle di Conco.

I quattro partigiani comunisti che si uniscono a questo gruppo nell’ottobre-novembre sono:

  • Tommaso Pontarollo “Coarossa – Masetti” (classe 1905). Nato a Valstagna, ebbe una vita avventurosa all’estero (minatore, legione straniera..) tornato in Italia nel 1935 e già comunista viene spedito al confino e in campo di concentramento da cui uscirà nel settembre del 1943 per tornare a Valstagna.
  • Zorzi “Pirro – Maschio”. Difficile per lui l’identità e la biografia. Si tratta di un veneziano, comunista e che si unì al gruppo in data imprecisata.
  • Giuseppe Crestani “Bepi – Stizza” (classe 1907). Nato a Duisburg era rientrato con la famiglia a Tortima al termine della prima guerra mondiale. Anche lui aveva soggiornato all’estero, aveva combattuto in Spagna nelle brigate Garibaldi, era tornato in Italia, arrestato e liberato dopo il 25 luglio e tornato a casa, Tortima.
  • Ferruccio Roiatti “Spartaco” (classe 1908). Nato a Cussignacco (Udine), divenne presto comunista, arrestato già nel 1933, fu processato, incarcerato e in fuga più volte e in più luoghi e infine, libero, si era unito al gruppo di comunisti.

Si tratta quindi uomini adulti, con trascorsi in clandestinità, di lotta politica e alcuni anche di esperienza militare… preziosi nel contesto di organizzazione della guerra partigiana.

Sottolineo che anche il Partito Comunista stava attraversando un periodo complicato e di riorganizzazione dopo una lunga clandestinità.

Buona parte dei dirigenti si trovavano ancora in URSS o erano appena usciti dalle galere fasciste. Nel maggio del ’43 si era sciolto il Comintern (III internazionale) su volere di Stalin e al PCd’I, sezione italiana, era subentrato il PCI. La volontà dei sovietici, in questa fase storica era quella che i comunisti collaborassero alla liberazione d’Europa con tutti gli alleati e altri partiti democratici. La svolta di Salerno sarebbe arrivata solo nella primavera del ’44 con il ritorno di Togliatti, a cui seguirà la formazione di un nuovo governo (II Badoglio) con dentro tutti i partiti che saranno nell’arco costituzionale. Tutto questo, nel ’43, era però in fase di evoluzione e di grande confusione: in Italia c’è ancora il primo governo Badoglio che all’indomani della caduta del fascismo aveva già fatto sparare sulla popolazione esultante provocando ottantatré morti e centinaia di feriti. In ….

[prosegue in allegato]