Sabato 15 marzo 2014 nella chiesa del Sacro Cuore di Schio si sono tenute le esequie del partigiano Gino Dal Lago “Lupo”. Era nato a Poleo il 23 luglio 1924. È mancato a quasi 90 anni.
Come altri giovani della sua zona, Gino nella primavera del 1944, non volendo rispondere al bando di chiamata alle armi sotto la Repubblica di Salò, sceglie la via della montagna ed entra nella pattuglia di Giovanni Cavion “Glori”, nucleo originario del Battaglione Ramina-Bedin della Brigata (poi Divisione) Martiri Val Leogra, delle Formazioni Garemi, che agisce sulle colline e sui monti a Nord di Schio.
Memorabile l’azione compiuta dalla pattuglia di “Glori” il 15 giugno 1944: il sabotaggio al cementificio di Schio, in concomitanza con diverse azioni di sabotaggio condotte da altre squadre di garibaldini in Val Leogra.
Nella notte fra il 15 e il 16 giugno sette partigiani (“Glori”, “Bob”, “Ghandi”, “Mazzini”, “Volpe”, “Lupo” e “Pelloni”) penetrano nel cementificio muniti di cariche al plastico e fanno saltare i trasformatori dello stabilimento paralizzando per mesi la produzione di 2000 quintali al giorno di cemento. Le opere di fortificazione germaniche sulle Prealpi e nel Basso Vicentino subiscono un danno notevole.
Le azioni di sabotaggio del mese di giugno nella Val Leogra e nella Valle dell’Agno fanno desistere i comandi alleati dai bombardamenti a tappeto sulle zone industriali dell’Alto Vicentino.
Sfuggito ad un poderoso rastrellamento, Gino con la pattuglia si trasferisce in luglio nella Val Posina, poi fa ritorno in Val Leogra e opera nella zona tra i Cappuccini e il Monte Alba, sempre alle dipendenze di “Glori”.
Nel mese di novembre, su ordine del comando, trova occupazione sotto la Todt in un cantiere in Val d’Astico. Viene individuato dai fascisti della G.N.R. ai primi di gennaio 1945, arrestato e tradotto a Schio nella caserma “Firenze”. Qui viene più volte picchiato e torturato.
Dopo le sevizie viene consegnato ai tedeschi, che lo avviano alla deportazione in un campo di concentramento ad Erfurt. Riesce a sopravvivere e torna a casa al termine della guerra fortemente provato nel fisico e nell’animo.
La sua storia é esemplare e ci fa capire il grande valore della Resistenza e quanto alto é stato il “prezzo” della conquista per tutti della pace,della libertà e del diritto ad aspirare ad una società democratica e più giusta.
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