Umberto Tarquini era nato il 17 dicembre 1923 e sulla soglia dei 90 anni se n’è andato il 29 maggio 2013. Umberto non è stato partigiano, ma egli portava con orgoglio e impegno la tessera ANPI, attribuitagli “Ad Honorem”.
Si arruola a 18 anni volontario nei Carabinieri e compie l’addestramento nella Caserma Cernaia di Torino. Viene mandato a Roma per i servizi d’ordine nella capitale dove effettua il controllo di punti strategici come le ferrovie ma anche presso il Vaticano e Villa Borghese, residenza del Duce. All’apertura della Campagna d’Africa viene mandato a Tripoli dove segue le azioni di guerra con funzioni di collegamento fino alla disfatta di El-Alamein nel 1942. Fatto prigioniero dai Francesi, attraversando a piedi il deserto, viene internato a Casablanca dove rimane segregato fino al maggio 1946, un anno dopo, cioè, della fine guerra. Ritorna in Italia quando il referendum Repubblica-Monarchia del 2 Giugno 1946 è già stato effettuato. Riprende quindi il lavoro alla Marzotto, prima come guardiano e successivamente come operaio tessile.
Durante la guerra e la prigionia matura idee antifasciste che nella sua famiglia sono già presenti tanto che suo padre ha dovuto subire arresti e carcere. Il fratello Nello poi, è partigiano col nome di battaglia “Pascià” e milita inizialmente nella formazione di Marozin. Ma ad un certo punto, non approvando i metodi usati da quel comandante, passa alla Garemi e viene inviato sui monti sopra Schio a Raga e assegnato al battaglione “Ubaldo”.
Il 26 agosto 1944, durante il trasferimento verso l’Altopiano di Asiago, il suo battaglione è circondato dai nazifascisti a Marola di Chiuppano. “Pascià”, che ha 19 anni, con il coetaneo Francesco Urbani “Lupo”, coprono lo sganciamento dei compagni, che si salvano tutti. I due giovani però sono sopraffatti e crudelmente uccisi.
Umberto, tornato dalla prigionia, prende in sposa Teresa Peghin, la staffetta “Wally”, insignita di Croce di Guerra per il suo valore.
A Umberto i fascisti avevano ucciso il fratello, a “Wally” la brigata nera aveva ucciso il 26 marzo 1945 il padre Ettore Peghin, anziano e malato, fucilato al posto del figlio Pietro Peghin “Claudio”, che pur accerchiato e ferito era riuscito coraggiosamente a sottrarsi alla cattura.
I gravi lutti che hanno colpito Umberto e Teresa per mano fascista hanno segnato indelebilmente la loro vita e la loro famiglia nata e cresciuta (hanno poi avuto sette figli) intorno ai valori di libertà, di democrazia, di giustizia e di pace. Valori questi che Umberto ha sempre sostenuto, praticato e diffuso con forza, onestà, tenacia ed intransigenza. Il suo impegno civile è sempre stato costante e generoso, tanto quanto è stato il suo attaccamento alla famiglia e al lavoro. Egli è stato un esempio per tutti per coerenza, serietà e dedizione.
La Sezione ANPI di Cornedo e Brogliano, di cui il figlio Tarquini Nello è presidente, gli ha reso quindi il giusto omaggio. Sentimenti di apprezzamento e di gratitudine sono stati a lui espressi anche a nome del Comitato Provinciale ANPI, di cui è stato per vari decenni membro diligente e attivo.
Lo salutiamo quindi con affetto e riconoscenza, esprimiamo vicinanza alla sua sposa alle figlie e ai figli, alle loro famiglie, ai numerosi nipoti e pronipoti e a tutti i famigliari.
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