Il Professor Daniele Butturini dell’Università di Verona ci ha inviato questo testo sul legame tra Resistenza e Costituzione:
Colgo l’occasione per svolgere alcune brevi considerazioni sul 25 aprile e sul rapporto tra il significato etico-storico di quest’ultimo e il momento contingente che stiamo vivendo in un isolamento caratterizzato da paura ed angoscia.
Resistenza, antifascismo e liberazione sono il fondamento dell’ordinamento costituzionale repubblicano per un motivo: si sono tradotti sul piano storico, politico e giuridico nei principi, nei diritti e nei valori che connotano il contenuto essenziale della Costituzione consistente in ciò che non è mai violabile della nostra Costituzione.
Tuttavia, vi è un’espressione che mi pare sintetizzi al pieno il rapporto che lega il 25 aprile con la Costituzione repubblicana. Si tratta di un rapporto che poggia su una memoria storica che deve sempre essere attiva, presente, costruttiva e generatrice di diritti e di giustizia sociale.
Penso che quella memoria nella sua vocazione costruttiva risieda nella norma che maggiormente caratterizza il fine della Costituzione repubblicana.
Penso al secondo comma dell’art. 3 che, prendendo atto che la società concreta non risponde a libertà e ad eguaglianza, affida a tutta la Repubblica il compito di inverare nella materialità libertà ed eguaglianza sostanziale contro lo status quo: il progetto sociale di trasformazione che la Costituzione prevede.
La Liberazione consegna alla Repubblica il testimone per realizzare una società libera ed egualitaria, in cui libertà ed eguaglianza si implementino reciprocamente senza rischi che l’una sia compressa per fare prevalere l’altra.
È la liberazione che genera una Costituzione contestatrice della società esistente.
Gustavo Zagrebelsky, proprio evocando il secondo comma dell’art. 3, parla della Costituzione italiana come di una Costituzione d’opposizione.
Credo che questa opposizione oggi più che mai assuma grande rilevanza.
Perché? Perché questa grave calamità sanitaria impone a tutti noi di interrogarci su quanto la nostra Costituzione, figlia della Liberazione, sia, da un lato, di un’attualità impellente, e, dall’altro, drammaticamente ineffettiva, dal momento che molti poteri hanno fatto di tutto per non realizzarla.
È attuale la Costituzione perché pone al centro l’inviolabilità dei beni comuni, i quali non devono mai essere oggetto di appropriazioni privatistiche, e non è effettiva se si pensa che sul bene salute le politiche di tagli sono state una costante in questi decenni, tagli imposti da interessi oligarchici antitetici ai valori costituzionali.
La non effettività della Costituzione fa venire meno proprio il progetto di trasformazione della società che rappresenta la stella polare dell’azione di tutti i pubblici poteri e della comunità.
L’auspicio è che l’emergenza sanitaria, che stiamo vivendo, generi una memoria sociale attiva che funga da pressione collettiva e costante per la conservazione e la realizzazione delle esigenze di trasformazione sociale che hanno nei diritti sociali e nei beni comuni i valori inviolabili da esigere sempre.
L’emergenza sanitaria faccia risorgere l’esigenza di una democrazia di qualità che ponga una gerarchia inderogabile fra i beni comuni mai sacrificabili e tutto ciò che si ascrive al futile fino ad oggi spacciato per necessario da poteri e media pervasivi.
L’emergenza e la crisi riattivino, attraverso la partecipazione attiva e continua della società, il legame fra lascito della Liberazione e realizzazione dei principi sociali della nostra Costituzione.
Daniele Butturini
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