Un’altra provocazione dell’assessora Donazzan

COMUNICATO STAMPA

Ancora una provocazione dell’assessora regionale Donazzan, che non meriterebbe risposta se colei che la fa non ricoprisse un incarico istituzionale. 

Nei giorni in cui le venete e i veneti sono preoccupati per la violenta ripresa della pandemia ed emergono le carenze e i limiti della gestione della crisi sanitaria e sociale da parte della Regione, l’assessora, che si dovrebbe preoccupare di rispondere alle studentesse e studenti che protestano per il mancato rientro in classe in sicurezza, trova il tempo per partecipare ad una trasmissione radiofonica nazionale per tessere lodi al fascismo, confermando le sue note posizioni. E, senza pudore, a chi la critica risponde che ci sono cose più importanti da fare. Allora le faccia, assessora, è lì per questo. 

Invece usa il suo tempo cantando alla radio “Faccetta Nera”, la canzone che ricorda una delle pagine infami del regime fascista, quella delle invasioni in Africa, che hanno provocato decine di migliaia di morti, con l’uso dei gas vietati dalle convenzioni internazionali. Lo fa, dice, con spirito “goliardico”, scherzando sul periodo storico più terribile e feroce del novecento italiano, con tragiche conseguenze per tutta l’Europa e il mondo intero, dimostrando totale assenza di rispetto per coloro che negli anni del regime fascista furono torturati e uccisi, ebbero la casa distrutta, vennero imprigionati e seviziati e portarono per sempre le conseguenze delle violenze subite.

L’assessora, ancora una volta, tenta anche di offendere la Resistenza mettendo sullo stesso piano “Bella ciao”, la canzone simbolo della lotta per la libertà, la democrazia e la giustizia, allora come oggi, con “Faccetta nera”, simbolo di squallido razzismo e di aggressione verso bambine e bambini, donne e uomini.

Al giornalista che dichiara di appartenere ad una famiglia di deportati e si chiede cosa sarebbe accaduto se i fascisti non fossero stati sconfitti, Donazzan risponde tranquillizzando. No, sarebbe avvenuto ciò che Vittorio Foa disse all’on. Pisanò (fascista del MSI) in un dibattito televisivo: “Se avesse vinto lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei è senatore della repubblica e parla qui con me”.

Ancora una volta dobbiamo ricordare all’assessora regionale che inneggiare pubblicamente al fascismo è vietato dalla Costituzione e dalle leggi “Scelba” e “Mancino”. Nessuno vuole limitare le idee altrui; il fascismo, però, ”non è un’opinione, è un reato” (Giacomo Matteotti). Non si scherza con la storia, ed è ancor più grave quando chi banalizza tragici eventi storici lo fa da uno scranno istituzionale.

Abbiamo già avuto modo di polemizzare con la Donazzan, che non perde occasione per attaccare la Resistenza e i suoi protagonisti, rivendicando le sue tradizioni familiari fasciste. Se ne vergogni, anziché approfittare del ruolo che indegnamente svolge per la sua indecente propaganda. Continueremo a contrastare questi suoi atteggiamenti, e lo faremo, come sempre, esprimendo le nostre opinioni senza timore. 

La sua ennesima, provocatoria, uscita dimostra la sua incompatibilità con la carica istituzionale che ricopre, frutto delle Istituzioni derivanti dalla Costituzione antifascista.

Il Presidente della Regione, che ha deciso di chiamare ancora la Donazzan a ricoprire un incarico che non merita, tragga le conseguenze di questa ennesima provocazione e la rimuova da quel delicato ruolo: non è pensabile che una persona con quelle idee, espresse in quel modo, possa essere colei che interviene sulle politiche educative e scolastiche del Veneto.  

Vicenza, 11 gennaio 2021

Danilo Andriollo – Luigi Poletto
Presidente e vicepresidente ANPI Vicenza