Resistenza Oggi n. 2: Quanta e quale disuguaglianza siamo disposti ad accettare? (maggio 2020)

Pubblicazione riservata agli iscritti ANPI Vicenza

Articolo 3 della Costituzione italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Riformulazione del testo costituzionale da parte degli alunni di Mario Lodi

Tutti i cittadini, compresi i bambini, devono essere rispettati. La legge li deve trattare allo stesso modo, non importa se parlano lingue diverse, credono in Dio o no, sono ricchi o poveri, maschi o femmine, di razza bianca o nera o gialla o di altro colore, di idee politiche diverse.

I cittadini che non possono essere liberi o non possono vivere come gli altri, perché sono poveri o vivono in condizioni difficili, devono essere aiutati. La Repubblica deve eliminare le cause della loro inferiorità in modo che possano partecipare alla vita sociale come gli altri.

In questo secondo appuntamento, sempre con lo stesso obiettivo di proporre materiali da leggere e sui quali riflettere, affrontiamo il tema delle disuguaglianze. Inevitabilmente dobbiamo farlo alla luce delle vicende avvenute negli ultimi mesi: la pandemia infatti non si è solo limitata a svelare il volto di una società dove la salute e la vita sono un lusso. Il virus ci ha confermato che non siamo mai stati sulla stessa barca: le differenze sociali esistevano e sono destinate ad accentuarsi. Chi è più svantaggiato (dai bambini che vivono in case piccole e affollate senza avere un computer, agli anziani delle classi sociali più povere; dai precari con poche tutele, ai sommersi del lavoro nero; dalle donne spesso in prima linea senza riconoscimenti adeguati, ai migranti sfruttati sempre in con- dizioni disumane) ha elevate possibilità di ritrovarsi ancora più povero. Il tasso di rischio di povertà in Italia al 2017 era il 20% contro il 17% della media europea, dietro solo a Romania, Bulgaria, Lituania, Lettonia, Estonia e Spagna. A confronto con gli altri Paesi Ocse, siamo quello con la distribuzione di reddito più ineguale dopo Messico, Brasile, Stati Uniti d’America e Gran Bretagna. L’Unione europea si è fatta trovare impreparata dalla pandemia: soprattutto agli inizi ognuno dei paesi membri si è dimostrato preoccupato più dai propri interessi che da quelli collettivi. Se non ci sarà una risposta adeguata sul piano economico-finanziario, diventerà elevato il rischio di una spaccatura al suo interno, con il conseguente consolidamento dei partiti sovranisti.

L’ultimo rapporto sulle diseguaglianze sociali ed economiche pubblicato a gennaio 2020 da Oxfam, alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos, si intitola «Time to care – Aver cura di noi» e riporta dati inequivocabili. Il mondo può essere rappresentato come una piramide: alla base ci sono 3,8 miliardi di persone poverissime, il cui reddito non superava l’1% della ricchezza planetaria. Il vertice è occupato da un ristretto gruppo di 2.153 super-miliardari che detengono la stessa ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale; il 46% di persone vivono con meno di 5,50 dollari al giorno. Sempre l’Oxfam (“Rapporto dignità non miseria” dell’aprile 2020) evidenzia come la crisi economica farà aumentare la povertà nel mondo per la prima volta dal 1990 e nel caso peggiore potrebbe ridurre in povertà più di mezzo miliardo di persone. Infatti già nel 2019 ben dieci paesi hanno vissuto le peggiori crisi alimentari: Yemen, Repubblica democratica del Congo, Afghanistan, Etiopia, Sudan, Sud Sudan, Nigeria, Siria, Haiti, Venezuela.

Sulla base di questi presupposti il primo degli articoli che è possibile leggere, nella nostra antologia monotematica, riprende un recente e significativo editoriale del Financial Times: il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito. Una paginetta che, partendo dall’attualità di questi ultimi mesi, rimette al centro del dibattito politico e culturale proprio il tema delle disuguaglianze, dei privilegi, delle necessarie “riforme radicali”.

Sul piano dei principi invece il nostro punto di partenza è l’articolo 3 della Costituzione che abbiamo voluto riportare per intero: frutto di una elaborazione faticosissima all’interno dell’Assemblea costituente, ma con un esito felice soprattutto nella sua seconda parte. Nello stesso tempo abbiamo affiancato la versione che i ragazzi di Mario Lodi, ormai nel lontano 1988, scrissero con una bella riformulazione alla portata di tutti: grandi e piccoli. Per questo riportiamo il lungo e complesso intervento di Elena Granaglia, professore ordinario di Scienza delle Finanze nell’Università di Roma Tre, che già nel titolo conferma una netta linea interpretativa: “La persistente attualità dell’articolo 3 della costituzione”. Questa prima sezione si conclude con le schede di due semplici libri, di Giovanni Maria Flik e Giuliano Ambrosini, che affrontano i temi più importanti della Costituzione italiana con un taglio volutamente divulgativo.

Nella seconda sezione diamo la parola agli economisti, anche se diventa più difficile selezionare materiali (soprattutto articoli e saggi brevi) e indicazioni bibliografiche che possano essere di aiuto anche per un lettore non specialista. Per raggiungere questo obiettivo ci siamo mossi su un duplice binario: da un lato selezionando un classico della letteratura su questo specifico argomento, dall’altro riprendendo ciò che di più interessante ha pro- dotto il dibattito politico in Italia. Il classico libro di Anthony Atkinson (Disuguaglianza. Che cosa si può fare) è recensito in modo semplice e chiaro da Thomas Piketty. Il famoso economista inglese presenta un elenco di pro- poste concrete per dimostrare che esistono varie alternati- ve per combattere le disuguaglianze. Alcune proposte concrete provengono anche dal Forum Disuguaglianze Diversità con Fabrizio Barca come principale animatore (15 proposte per la giustizia sociale. Ispirate dal pro

gramma di azione di Anthony Atkinson); il progetto viene riassunto in un breve saggio a firma di Andrea Raffaele Aquino, apparso sulla rivista “Pandora”. Maggiori informazioni, insieme a tante utili indicazioni, possono essere lette nel sito: forumdiseguaglianzediversita.org. A seguire una breve bibliografia per eventuali approfondi- menti.

Negli ultimi tre decenni abbiamo dovuto fronteggiare la crisi finanziaria del 2008, un attacco terroristico del jihadismo, una contrazione del lavoro che ha mortificato l’occupazione, un’ondata migratoria che ha investito tutti i continenti, un pesante deterioramento dell’ambiente: la caratteristica comune di tutte queste crisi è la loro dimensione sovranazionale. La breve lezione del professore Arnaldo Bagnasco, Quanta e quale disuguaglianza sia- mo disposti ad accettare?, tenta una incursione in questo aspetto. Anche uno studioso esperto come Joseph Stiglitz, (I paesi poveri hanno troppi debiti) si pone in questa prospettiva e avanza proposte per affrontare la terribile situazione delle economie povere e di quelle emergenti.

La dimensione europea invece viene affrontata da Roberta Carlini: L’Europa delle disuguaglianze, con una duplice lettura apparsa sulla rivista “Internazionale”. Da un lato le notevoli differenze tra i paesi dell’Unione europea, mentre obiettivo dei costituenti europei era quello di ridurre le differenze nel reddito esistenti tra paese e paese. Dall’altro si analizzano alcuni dati delle disuguaglianze all’interno di alcuni stati. Questa seconda parte si conclude con un riferimento ad una problematica specifica: quella ambientale. Luigi Manconi recensisce sul quotidiano la Repubblica una recente pubblicazione del socio- logo Mario Salomone con un titolo significativo: “Giustizia sociale e ambiente”. L’autore traccia una mappa delle disuguaglianze socio-ambientali.

Nella terza e ultima parte di questa lunga carrellata tocchiamo la dimensione storica del problema:
due autori affrontano in modo diverso questo aspetto; infatti la crisi che stiamo vivendo raduna in sé tutte le crisi precedenti: nasce come emergenza sanitaria, si bi- forca in emergenza sociale ed economica, è già possibile intravedere una emergenza culturale, perché cambierà rispetto al passato il nostro modo di vivere. Il libro di Aldo Schiavone, Eguaglianza: una nuova visione sul filo della storia, viene recensito da Pietro Costa in un interessante intervento apparso sulla rivista “L’indice dei libri”. Il saggio del famoso accademico si presenta come un lungo percorso storico che parte dall’antichità, ma anche come un approfondimento di filosofia del diritto e infine soprattutto come un’analisi preoccupata della democrazia contemporanea.

Di seguito l’interessante conversazione, pubblicata sulla rivista “Micromega”, tra Josep Romoneda e Thomas Piketty. Si parla dell’ultimo libro non ancora tradotto in italiano: il ricercatore francese prosegue la sua indagine sulla disuguaglianza, avventurandosi sul terreno della storia economica e dell’analisi delle ideologie. Queste in estrema sintesi le sue conclusioni: “Tutte le grandi trasformazioni della disuguaglianza, dell’ organizzazione della società e dell’economia nella storia, si sono appoggiate principalmente a delle trasformazioni politiche e ideologiche”.

Arriviamo alle conclusioni. Le vicende storiche degli ultimi tre decenni rimanderebbero in via prioritaria ad una messa a fuoco dei due pilastri sui quali ogni altra discussione può avere un fondamento solido: da un lato il tentativo di comprendere la natura del capitalismo, dall’altro il dibattito intorno alle trasformazioni della democrazia. La paura da un lato e le disuguaglianze sociali, economiche e di ruolo dall’altro creano una situazione di emergenza che il potere politico sfrutta: l’infezione dell’autoritarismo è evidente in Europa (non solo in Polonia e Ungheria), come in tanti altri paesi nel mondo (Brasile, Bolivia, Guinea, Azerbaigian, Giordania, Oman, per fare solo alcuni esempi fra quelli meno frequentati). Questi temi, in futuro, andranno ripresi: per il momento accontentiamoci di aver offerto dei buoni testi sull’argomento prescelto in questo secondo “bollettino”. Nel romanzo di Albert Camus “La peste”, molto citato negli ultimi mesi, c’è una frase per noi significativa: “Dico solo che sulla terra ci sono flagelli e vittime e che per quanto possibile bisogna rifiutarsi di stare dalla parte del flagello”. Noi dell’Anpi siamo stati e saremo sempre dalla parte delle vittime.

Zanna Michele