Molti cittadini ci segnalano l’esposizione e la vendita in alcune edicole della città e della provincia di calendari dedicati a Mussolini e alla “storia del duce”. Questi cittadini – fedeli alla Costituzione repubblicana e ai suoi valori di giustizia e libertà – si sentono giustamente feriti nella loro sensibilità antifascista e sottolineano una questione generale che attiene alla sostanza della democrazia.
Quest’anno ricorre il centenario dell’avvento al potere del movimento fascista con una insurrezione che fu il punto culminante di anni di violenze brutali e sistematiche praticate nei confronti degli esponenti degli altri partiti e ai danni delle istituzioni liberamente elette. Fin dall’inizio il movimento fascista si configurò quale fenomeno criminale e il regime fascista fu uno spietato stato totalitario: la soppressione delle libertà fondamentali, la persecuzione degli oppositori, l’invasione imperialistica dell’Etiopia e l’impiego massivo dei gas asfissianti, l’alleanza con la Germania razzista e il vario delle leggi antisemite, l’entrata in guerra a fianco di Hitler e la creazione dello Stato vassallo della RSI, la partecipazione degli apparati del regime alla Shoah definiscono il percorso storico di una dittatura spietata e disumanizzante che portò il Paese alla catastrofe dalla quale ci riscattammo grazie alle donne e agli uomini protagonisti della Resistenza armata e civile di cui la Costituzione è filiazione diretta.
Al di là della XII disposizione transitoria e finale che vieta in qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista è l’intera nostra Carta Costituzionale nell’impianto dei suoi principi fondamentali ad essere chiaramente antifascista.
La libertà e la democrazia sono conquiste fondamentali ma anche fragili che debbono essere coerentemente difese anche negli aspetti simbolici perché è facendo un uso distorto dei simboli che si intaccano i valori e gli ideali fondanti la convivenza civile e si irrobustisce una cultura della smemoratezza storica.
L’esposizione e la vendita di gadget e calendari che richiamano la figura di Mussolini e quella pagina sciagurata della nostra storia oltre a configurare una apologia del fascismo vietata dalle leggi non debbono né possono essere tollerate perché alimentano una riabilitazione del fascismo, producono un effetto distorsivo nell’opinione pubblica, determinano conseguenze diseducative nei confronti delle giovani generazioni.
Ci troviamo di fronte ad operazioni commerciali apparentemente banali e innocue, ma che in realtà tendono a rilegittimare moralmente il dominio dittatoriale, ad annullarne la condanna che la storia ha pronunciato, a normalizzare la violenza sistemica di quel regime, a banalizzare le aggressioni ai principi fondanti della convivenza civile, a dissolvere l’enorme carico di dolore generato nel mondo dalla tragica esperienza nazifascista, a supportare istinti xenofobi, razzisti e di rifiuto delle diversità. Chiediamo dunque con fermezza:
- alle autorità preposte a vigilare e ad eventualmente perseguire comportamenti che possano configurarsi quali apologetici nei confronti del fascismo;
- agli esercenti commerciali del nostro territorio di rifiutarsi di diffondere questi tipi di gadget quale dimostrazione di responsabilità etica e civile;
- alle forze sociali e politiche locali – pur nella dialettica democratica – di praticare l’unità antifascista respingendo atti e atteggiamenti indirizzati ad esaltare e celebrare il fascismo e chiedendo al Parlamento di intervenire con innovative iniziative legislative finalizzate a contrastare il neofascismo e la sua propaganda.
Danilo Andriollo (Presidente provinciale ANPI)
Luigi Poletto (Vicepresidente provinciale ANPI)
Franca Dal Maso (Vicepresidente provinciale ANPI)
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