Il 19 gennaio 2011 ci ha lasciato Giobatta Seganfreddo, persona molto amata e stimata.
Era stato partigiano fin dai primi giorni dopo l’8 settembre 1943 nel gruppo di Fara organizzato da Marcello Sperotto, Cesare Gasparotto e poi da Rinaldo Arnaldi ”Loris”.
Militò nella brigata Mazzini fino alla Liberazione, condividendo con i suoi compagni importanti azioni, momenti di pericolo, di paura, ma anche di amicizia e di solidarietà.
Da sempre fece parte della squadra di Attilio Crestani, che nel giorno del suo funerale, ha voluto ricordarlo con queste toccanti parole:
«Caro amico Battista, anche per te è arrivato il momento triste dell’addio.
Molti sono i ricordi che ho di te specie quelli che riguardano i difficili momenti della lotta partigiana.
Tu eri molto giovane e senza paura; eri sempre pronto a qualsiasi sacrificio e rischio.
Ti sono grato per questo e anche perché, quando dopo l’otto settembre sono tornato dalla Slovenia, ho trovato accoglienza e ospitalità nella tua casa ove sono rimasto per oltre un mese.
Tu mi hai aiutato anche dopo, quando eravamo costretti a dormire un po’ dappertutto fino alla liberazione di Lugo del 27 aprile 1945 e poi degli altri paesi.
Tu eri in prima fila con il tuo inseparabile mitragliatore.
I ricordi sarebbero molti e tutti dolorosi. Ma uno è il ricordo più grande e riguarda il famoso rastrellamento del 3 aprile 1945, durante il quale avvenne l’uccisione dei tre martiri di Lozzo Atestino in località Mare di Lugo. In quel luogo, qualche minuto dopo il crudele eccidio, passò una donna che vide quell’orrendo spettacolo: era la mia fidanzata, ora mia moglie, che stava andando a trovare la tua fidanzata.
Noi invece eravamo al Monte di Sant’Anna di Salcedo, e salivamo al Santuario, dove mia madre aveva ordinato una Messa per noi.
Ma giunti alla chiesetta il signor Antonio Soardi ci avvertì che era in atto un rastrellamento. Allora di corsa siamo scesi al di là del santuario verso la valle, ma ci siamo subito accorti dei fascisti che stavano venendo giù da Mare di Lugo attraverso le Rone, quelli stessi che poco prima avevano martirizzato i tre giovani padovani. Gridavano e cantavano. Allora noi facemmo dietrofront e ci avviammo di corsa in direzione del Ponte di Lusiana.
Ma giunti alla contrada Montemaggiore, incontrammo Bortolo Montemaggiore che mi disse: «Dove vai Attilio? Attento che sei circondato!». Non finì la frase che incominciarono le raffiche da ogni direzione.
Noi allora ci siamo buttati giù verso il bunker, ma era troppo lontano. I fascisti erano lì vicino e in quel periodo il bosco era senza foglie e quindi eravamo allo scoperto.
Ancor oggi mi domando come hanno fatto a non vederci. Tu, Battista, mi hai detto: «Attilio, più a monte del nostro bunker c’è un altro piccolo nascondiglio». Ci hai guidati in quel luogo, camminando allo scoperto, e siamo entrati in quel buco uno alla volta ed io per ultimo, come era giusto. A nasconderci c’era solo una pianta con dell’edera.
Appena entrati siamo stati immobili, trattenendo il fiato per cinque minuti. Li sentivamo parlare sopra le nostre teste e parlavano il nostro dialetto.
Poi abbiamo cominciato a sperare solo quando li abbiamo visti allontanarsi e salire verso i Mori. Furono momenti terribili. Siamo rimasti lì fino a notte. Ci siamo mossi solo quando abbiamo sentito il richiamo dei nostri famigliari.
Eravamo terrorizzati. Mentre eravamo lì nascosti abbiamo fatto voto che se ce la fossimo cavata saremmo ritornati ancora in quel luogo e avremmo fatto celebrare ogni anno una Messa al santuario di Sant’Anna. Ciò avvenne per parecchi anni, poi le Messe si sono diradate. Ma io e mia moglie il 3 aprile a Sant’Anna non siamo mai mancati.
Caro Battista io non mi ritengo un bigotto, ma un autentico credente, e questa mattina, alle ore 5 e mezza del 22 gennaio 2011 ho acceso una candela davanti al quadretto di Sant’Anna ed ho pregato che ti aiuti e ti conduca alleterno riposo.
Ciao Battista.
Tuo amico Attilio Crestani
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