Angela Maria Guidi Cingolani
Nell’Assemblea Costituente sostiene che per ottenere un reale sviluppo economico e sociale occorre affrontare il problema a livello internazionale e pone l’accento sulla necessità di offrire migliori condizioni di lavoro non solo agli italiani emigrati all’estero, ma anche ai lavoratori stranieri emigrati in Italia.
Angela Maria Guidi Cingolani
Nell’Assemblea Costituente sostiene che per ottenere un reale sviluppo economico e sociale occorre affrontare il problema a livello internazionale e pone l’accento sulla necessità di offrire migliori condizioni di lavoro non solo agli italiani emigrati all’estero, ma anche ai lavoratori stranieri emigrati in Italia.
A Roma frequenta il collegio delle suore dorotee e si laurea presso l’Istituto universitario Orientale di Napoli in Lingue e letterature slave. Sin da giovanissima partecipa alle attività dell’Azione cattolica dedicandosi soprattutto alle opere di assistenza. Appena diciottenne entra a far parte dell’Unione donne cattoliche, nel 1918 diventa propagandista e poi dirigente del gruppo romano della Gioventù femminile cattolica italiana. Decisivo nella sua formazione è l’incontro con don Luigi Sturzo, che la incarica di organizzare il lavoro femminile nell’ambito dell’Opera per l’assistenza civile e religiosa per gli orfani di guerra, da lui fondata.
Nel 1919 è tra le prime ad aderire al Partito popolare italiano (PPI) di don Sturzo assumendo la carica di segretaria del gruppo femminile di Roma, fino allo scioglimento del partito avvenuto nel 1926. La sua è la prima tessera femminile del PPI.
È tra le pioniere dell’organizzazione sindacale femminile, dopo la I guerra mondiale dà vita alle prime cooperative di donne artigiane e poi, nella valle del Liri, alle prime cooperative di contadini, in accordo con i cosiddetti ‘sindacati bianchi’. Nel 1921 fonda il Comitato nazionale per il lavoro e la cooperazione femminile, dove ricopre il ruolo di segretaria generale fino al 1926, data del suo scioglimento.
In rappresentanza della cooperazione femminile italiana, partecipa a numerosi congressi sia in Italia che all’estero, tra i quali il Congresso internazionale della cooperazione a Innsbruck nel 1922 e il Congresso delle opere sociali a Gand nel ’24.
Nel 1925 vince un concorso – unica donna a parteciparvi – come ispettore del lavoro presso il ministero dell’Economia nazionale: in tale veste compie numerosi e importanti studi sul lavoro delle donne impiegate nell’industria e nell’agricoltura, in particolare, sulle lavoratrici nelle risaie, sulle donne occupate nella lavorazione del tabacco, sulle addette alle aziende tessili e alle aziende esportatrici di prodotti ortofrutticoli. Ad esempio, si concentra sulla realtà delle operaie dell’industria del tabacco, obbligate a lavorare in silenzio, senza neanche la possibilità di rivolgersi l’un l’altra la parola, sedute per sette-otto ore sotto lo sguardo di zelanti vigilantes (uomini o donne), assunti al solo scopo di controllarne il comportamento, la quantità e qualità del lavoro svolto; sulla realtà delle mondine, curve coi piedi nell’acqua per sette-otto ore al giorno, in compagnia di zanzare (all’epoca ancora portatrici di malaria) e sanguisughe, responsabili per ogni piantina di riso che veniva messa loro in mano, e la cui mancata messa a coltura, per qualsiasi motivo, comportava forti decurtazioni della paga giornaliera.
Collabora inoltre come giornalista per il Corriere della Sera e l’Avvenire d’Italia.
Nel 1931 si trasferisce a Ginevra, dove rimane un anno, come osservatrice dell’Ufficio internazionale del lavoro (Bureau international du travail). Si interessa anche alla partecipazione della donna alla produzione cinematografica, con particolare riguardo alle masse di generiche, comparse, operaie, impegnate a Cinecittà. Nel 1935 sposa Mario Cingolani, esponente dell’Azione cattolica, poi componente dell’Assemblea costituente nel 1946 e nel ’48 presidente del comitato direttivo del gruppo dei senatori della Democrazia cristiana.
Partecipa alla lotta clandestina nelle file della Democrazia cristiana, incaricata della organizzazione del movimento femminile del partito. Organizza aiuti per i fuggiaschi e perseguitati, ospita in casa sua, per adunanze clandestine, il Comitato di Liberazione Nazionale. A liberazione avvenuta, fa parte del consiglio nazionale della Democrazia cristiana e della direzione del partito. Inoltre, è componente del comitato centrale del movimento femminile e della commissione di politica estera del partito. È una delle prime cattoliche a partecipare al movimento nazionale pro suffragio femminile.
Dal 25 settembre 1945 Angela Guidi Cingolani, su designazione democristiana, fa parte della Consulta nazionale, dove partecipa ai lavori della Commissione del Lavoro e della Previdenza sociale: il suo è il primo intervento di una donna a Montecitorio.
Eletta all’Assemblea costituente nella lista della Democrazia cristiana fa parte della Commissione speciale per l’esame del disegno di legge recante «Norme per l’elezione del Senato della Repubblica»e della Commissione speciale per l’esame dei bozzetti per l’emblema della Repubblica e sostiene che per ottenere un reale sviluppo economico e sociale occorre affrontare il problema a livello internazionale. Pone l’accento sulla necessità di offrire migliori condizioni di lavoro non solo agli italiani emigrati all’estero, ma anche ai lavoratori stranieri emigrati in Italia.
Nel 1946 partecipa, in qualità di responsabile della delegazione italiana, alla XXIX Conferenza del lavoro a Montréal.
Viene eletta deputata, nella I legislatura repubblicana e fa parte della II Commissione Affari Esteri, della X Commissione Industria e Commercio, della Commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia.
Come rappresentante dell’Associazione della protezione della giovane, nel febbraio del 1950, Angela Guidi Cingolani è tra le fondatrici del Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna (CIDD).
Dal 1951 al 1953 è sottosegretaria di Stato all’Industria ed è così la prima donna della Repubblica Italiana a ricoprire un incarico ministeriale.
Eletta sindaca di Palestrina, lascia l’impegno politico nazionale per dedicarsi fino al 1965 all’amministrazione del comune laziale: importante è il suo impegno per la ricostruzione e la valorizzazione del patrimonio archeologico di questo Comune.
Nel 1986 viene insignita della Medaglia d’oro al merito per la sua attività politica.
Riposa nel cimitero monumentale del Verano a Roma
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