Orazione di Paolo Baruffa
Marola di Chiuppano, 28 agosto 2020
A nome dell’ANPI porgo il saluto a tutti i convenuti: ai familiari di Francesco Urbani “Lupo” e di Nello Tarquini “Pascià”, alle autorità civili e militari, alle sezioni dell’ANPI e alle associazioni combattentistiche, alla banda musicale di Chiuppano e ai cittadini presenti. Un abbraccio particolare e affettuoso a Teresa Peghin “Wally”. Ringrazio l’Amministrazione Comunale e il Sindaco di Chiuppano per avermi concesso questo onorevole compito.
Quando partecipo a questa commemorazione, ogni anno, ricordo le parole che mi disse Umberto – il fratello di Pascià: “Io non posso dimenticare quello che hanno fatto a mio fratello”.
Ogni volta che mi chiedo cosa commemoriamo, cosa ricordiamo insieme – nella giornata di oggi e in generale in tutti le commemorazioni analoghe – posso solo immaginare il dolore che stava dietro parole come queste. Però vorrei provare a condividere con voi alcune riflessioni.
Intanto ricordiamo l’episodio storico. Lo riassumo brevemente perchè non sono uno storico e non posso portare sono novità a quanto ricostruito fino a oggi.
All’alba del 26 agosto 1944 un raggruppamento di 34 partigiani del battaglione “Ubaldo” che era
arrivato la sera prima da Raga si trova accerchiato da ingenti forze nazi-fasciste. Inizia il combattimento e il gruppo, coperto dal fuoco di Guerrino Barbieri “Marat”, Francesco Urbani
“Lupo” e Nello Tarquini “Pascià”, riesce a sganciarsi.
In retroguardia, “Marat” è ferito ma riesce a mettersi in salvo; “Lupo” è ferito a morte, poi seviziato e ucciso; “Pascià” è gravemente ferito anche lui e viene catturato mentre tenta di nascondersi tra il mais, poi torturato e ucciso. Lupo e Pascià erano ormai inermi, avevano entrambi 19 anni ed erano nati rispettivamente a Magrè di Schio e a Cornedo Vicentino.
Nei giorni successivi i corpi vengono recuperati di nascosto e seppelliti in via provvisoria. I funerali potranno essere fatti solo a guerra finita, la prima domenica di maggio 1945. Il loro sacrificio permise agli altri partigiani di sganciarsi senza altre perdite.
Il ricordo dell’episodio storico di Marola, la brutalità contro due Ribelli ormai inermi e l’accanimento sui cadaveri ci conducono al ricordo della violenza fascista! Lo squadrismo del ventennio, i decennidi dittatura e poi gli anni di lotta ai Ribelli sono tutti accumulati dalla brutalità e dalla violenza dei fascisti. Pensiamo che lo strumento più “leggero” dei fascisti squadristi era l’olio di ricino, che aveva
lo scopo di umiliare l’avversario. Pensiamo a quanto spesso i Partigiani catturati sono stati torturati e seviziati come avvenne per Lupo e Pascià. E quando ricordiamo tutto questo, che fa parte della storia reale del nostro Paese, veniamo accusati di essere vecchi, legati solo al passato…
Poi un giorno sentiamo la notizia che squadre di neofascisti hanno assaltato la sede della CGIL. Ma quale passato?! La violenza, la brutalità, l’umiliazione, il mito della forza (e dell’uomo forte!) i fascisti di ogni età, di ogni era, l’hanno nel loro DNA!!! Sono congeniti alla loro storia e alla loro psiche. E non è stato solo un male del passato: è qualcosa che è lì, latente – e che ogni tanto riaffora ed esplode.
Come scriveva Calamandrei, il fascismo è l’insulto sistematico alla dignità morale dell’uomo, l’umiliazione brutale dell’uomo degradato a cosa.
Scusate se insisto su questo punto, ma penso che sia fondamentale sottolineare queste cose oggi – alla vigilia del centenario della marcia su Roma e di elezioni politiche così critiche e così anomale.
“il fascismo non si nasconde più. È lì, è uscito in strada, è arrivato anche sui media. E può succedere che ci troviamo in una situazione
politica prefascista senza rendercene conto. E che improvvisamente il fascismo arrivi a governare. E noi continuiamo a non rendercene conto. Perché la facciata si mantiene. E la facciata è l’illusione democratica.“
Sono le parole di Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura, in un’intervista di quattro anni fa – che poi aggiungeva sui social media:
“I fascisti del futuro non seguiranno lo stereotipo di Hitler o Mussolini. Non esibiranno quei gesti da militari duri. Saranno uomini
che parleranno di tutto ciò che la maggioranza vuole sentire. Parleranno di gentilezza, famiglia, buone abitudini, religione ed etica. In quel momento sorgerà il nuovo demone, e così pochi capiranno che la storia si ripete.”
Ancora sul ricordo della bestialità fascista, aggiungo – lo dico senza odio ma con tanta amarezza – che di questa violenza, brutalità io non ho mai sentito scusarsi alcun fascista o amico dei fascisti o fratello dei fascisti – non parliamo poi del pentirsi…
La facciata gentile e amichevole di cui parlava Saramago la vediamo bene, eppure la mancata
condanna delle loro gesta, presenti e passate, li caratterizza e li smaschera.
Ci sono altre due cose da ricordare oggi.
Accanto allo specifico eroismo militare, al sacrificare la propria vita perchè i propri compagni abbiano salva la loro, si accompagnò un generale eroismo dell’intelletto che non finisce mai di stupirmi: centinaia di migliaia di giovani, cresciuti in un regime dittatoriale, per la maggior parte contadini operai ed artigiani, osarono immaginare una vita, un Paese, diversi da quelli che gli avevano insegnato, che gli avevano imposto!
Sicuramente erano accompagnati da persone più mature, talvolta uomini con molti anni di
esperienza antifascista al confino, in esilio, in Spagna. Eppure in maggioranza furono giovani e dimostrarono che l’essere umano può liberarsi dai vincoli imposti e dalle idee peggiori.
Ribelli nelle gesta contro i nazifascisti – ma soprattutto Ribelli nel pensiero – pensarono e descrissero nella Costituzione un Paese giusto e libero. Un Paese senza alcun Uomo Forte. Dobbiamo recuperare questa visione. Perchè è la visione più moderna del convivere, del vivere insieme.
E infine, ricordiamo qualcosa che dovrebbe essere ovvio: la guerra è brutale. Orrenda.
I Padri Costituenti l’avevano conosciuta e ci lasciarono una frase precisa:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”
Abbiamo ricordato che i fatti di 78 anni fa non furono solo un episodio di guerra.
Nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI del 1948, dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, non a caso si legge all’Articolo 5 :
“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura …”.
Voglio ricordare anche che sulla guerra scatenata dall’invasione russa (perchè di un invasione si è trattato!) Amnesty International e le altre organizzazioni umanitarie continuano a riportare notizie di eccidi, di violazioni dei diritti umani, di crimini e di processi farsa. Da entrambe le parti.
Non entro nelle analisi geopolitiche della guerra in Ucraina. Non è il mio ruolo oggi, non è la sede e il mio sarebbe comunque un discorso incompleto. Però quando parliamo di questa guerra drammatica, forse decisiva per il futuro di noi tutti, dovremmo un istante prima ricordare la nostra Costituzione e le evidenze riportate dalle organizzazioni umanitarie. Tra loro, ho citato esplicitamente Amnesty International perchè se c’è qualcosa di profondamente, intrisecamente fascista è la tortura – e le parole di chi combatte qualunque forma di tortura meritano pertanto la massima attenzione.
Vedo come un altro anello che ci lega ai fatti che ricordiamo oggi.
Per questa commemorazione, questo ricordare insieme a voi, potevo scegliere di limitarmi al solo ricordo storico. La memoria è fondamentale, lo diciamo tutti. Diciamo di volerla coltivare. Diciamo giustamente che un Paese senza memoria è senza futuro, condannato a ripetere gli errori del passato… Tante volte la difficoltà è piuttosto nell’andare oltre l’episodio specifico e cercare anche insegnamenti più generali, che siano attuali e validi per tutti. Spero di essere riuscito a percorrere questa strada.
Viva la Resistenza e onore ai suoi caduti!
Grazie.
Paolo Baruffa
“Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza.
Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.”
SANDRO PERTINI (Messaggio di fine anno agli Italiani, 1979)
Domenica 28 agosto 2022 siamo tutte/i invitati/e a partecipare alla commemorazione del 78° anniversario della spietata esecuzione di
- NELLO TARQUINI (Pascià)
- FRANCESCO URBANI (Lupo)
avvenuta il 26 agosto 1944 a Marola per mano dei nazifascisti
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