24 aprile 2023, Cimitero di Vicenza – Fiori per le Partigiane

Lunedì 24 aprile 2023 alle ore 16.30 presso il Cimitero di Vicenza

in occasione della Festa della Liberazione

una delegazione del Forum delle Associazioni Vicentine Antifasciste e della Resistenza
(ANPI, AVL, ANED e ANEI)

depositerà (vedi locandina allegata) un mazzo di fiori sulle tombe di tre partigiane in segno di riconoscenza per quanto fecero e per le sofferenze che patirono affinchè noi si possa vivere nella libertà e nella democrazia.

Saranno presenti i famigliari.

Luigina Castagna “DOLORES”

(dal sito www.resistenzeveneto.it) << Luigina Castagna è nata a Recoaro nel 1925, in contrada Castagna. Ha abitato nelle contrade Benetti e Muschi, importanti punti di riferim

ento della Resistenza nella Val d’Agno. La sua casa ai Muschi, in particolare, fu luogo d’incontri e di riunioni di comandanti partigiani e nascondiglio per oppositori al regime.
Luigina, col nome di battaglia “Dolores”, divenne staffetta del battaglione “Romeo” della Brigata “Stella” (“Garemi”). Suo compito principale fu quello di mantenere i contatti tra la zona di Recoaro e Vicenza. Fu in uno di questi viaggi che venne arrestata una prima volta nel maggio del ’44 dagli uomini del capitano Polga, capo della polizia di Vicenza. Rilasciata, continuò la sua attività, dovendo però spostarsi in continuazione per non essere individuata.
Il 17 maggio del ’44 partecipò alla cerimonia per l’inaugurazione della bandiera della prima Brigata d’assalto “Garemi” a Malga Campodavanti e nominata “madrina” della bandiera. Il 12 gennaio del ’45 fu nuovamente arrestata col padre e la sua casa data alle fiamme.
Trasferita a Palazzo Festari di Valdagno, fu torturata dagli uomini della Brigata nera “Turcato”, nota per la sua efferatezza, al comando del capitano Tomasi. Le fu compagna di prigionia e di tortura Wilma Marchi, nome di battaglia “Nadia”, commissario politico del battaglione “Amelia” che, dal 25 febbraio ’44, comprendeva le partigiane della brigata “Stella”.
Luigina resta in prigione tra Valdagno, Vicenza e Peschiera fino alla Liberazione. Dopo la guerra ha sposato Francesco D’Ambros, figlio di Giuseppe “Marco”, importante figura della Resistenza di Recoaro-Valdagno. Francesco, giovanissimo, era stato arrestato dai tedeschi il 1° agosto del ’44 in contrada Facchini e deportato in Germania.
Luigina ha sempre mantenuto vivo l’impegno per la difesa dei valori per i quali aveva lottato. E’ tra le fondatrici dell’associazione rEsistenze. La sua testimonianza, raccolta nel 2004, è presente nel film “Dalla parte giusta. Storie di partigiane vicentine” (2016) titolo tratto proprio dalle sue parole. Ci ha insegnato il coraggio della scelta, la coerenza con le proprie idee, la necessità dell’impegno politico, l’altruismo, ma anche la sensibilità nei rapporti interpersonali >>.

Ecco una intervista a Luigina Castagna dal sito ISTREVI e due ricordi sempre dal sito ISTREVI

 

Alberta Caveggion “NERINA”

Alberta Caveggion “Nerina” fin dall’8 settembre del 1943 prese parte alla guerra di liberazione del nazifascismo prima come base di collegamento poi come staffetta partigiana della Divisione Vicenza comandata da Gaetano Bressan “Nino” e con Ginio Cerchio, i fratelli Campagnolo, Oddo Campanari, Emilio Lievore, Mario Malfatti, tutti uniti nella “ribellione” e nella lotta al nazifascismo.
In bicicletta, con ogni avversità e con qualsiasi condizione meteorologica, portava messaggi e ordini in tutta la provincia
Coraggiosa e determinata, compì numerose missioni tra cui il trasporto a Vicenza di esplosivo.
Nel novembre del 1944 condusse il maggiore JP Wilkinson (“Freccia”) da Tonezza a Thiene superando avventurosamente ostacoli e posti di blocco.
A fine dicembre del 1944 fu catturata dalla banda Carità insieme a Gino Cerchio e imprigionata a Villa Giusti a Padova con Erminia Gecchele e altre esponenti della Resistenza femminile e torturata. E’ medaglia d’argento al valor militare per “aver eseguito il suo pericoloso compito con instancabile attività e coraggio non comuni” e per “aver partecipato personalmente alla esecuzione di diversi atti di sabotaggio”

Ecco una intervista ad Alberta Caveggion dal sito dell’ISTREVI e altro materiale informativo:

 

Maria Setti “MARTA”

(dal sito www.resistenzeveneto.it) Nata a Vicenza nel 1899, diplomata all’istituto magistrale “Fogazzaro”, già nel ’17 era a Parigi a studiare alla Sorbona. Dopo la laurea in lingue a Bologna era andata a studiare a Grenoble. In seguito sarà insegnante prima a Tripoli e poi a Pola.
Nel ’42 era entrata nel gruppo di “Giustizia e libertà” con Giuriolo, Magagnato, Gallo, Meneghello. Aveva fatto parte del primo gruppo resistenziale vicentino. Già il 9 settembre del ’43 in stazione fra i soldati che stavano per essere deportati in Germania, raccoglieva i biglietti per le famiglie, dava da bere ai prigionieri.
Staffetta della brigata di Antonio Giuriolo, è la partigiana Marta descritta ne “I piccoli maestri” di Luigi Meneghello (Rizzoli1976) “Era davvero una donna singolare: era stata dappertutto, conosceva tutti …. Era infermiera, professoressa, agricoltore, interprete …aveva un modo avventuroso, romantico, di assistere la gente: compariva all’improvviso, spesso travestita (ma pareva sempre un po’ travestita), le piaceva irrompere in mezzo…a un ambiente familiare, e travolgerli… L’otto settembre deve averle colpito la fantasia: adottò subito, come sua figlia e sorella, la resistenza vicentina in blocco…non era, la sua, la figura convenzionale della crocerossina…i suoi servigi erano creazione, invenzione…in certi momenti non pareva nemmeno una donna, ma una specie di incantatrice… Metà di lei era Florence Nightingale, l’altra metà Mata Hari… Ci procurava le carte false, e le armi….La Marta ci procurò eleganti borse e sacche da viaggio, roba da treno internazionale; dentro c’erano i nostri zaini militari, maglie di lana, e qualche arma antica e moderna. Poi ci fece salire in treno, e ci distribuì le parti: uno cugino, uno idiota, uno conoscenza di viaggio…”( pp. 58-61 ) La penultima sera ci fermammo nella casa di campagna della Marta. La Marta era in prigione, o già all’ospedale, adesso non mi ricordo; perché dalla prigione, dove le fecero quello che le fecero, quei vigliacchi, fu trasferita direttamente all’ospedale. La casa era vuota e silenziosa. C’era una fauna di profughi e rifugiati vari …”
Infatti fu proprio lei ad accompagnare Meneghello e i cugini Galla nel Bellunese prima e sull’Altipiano poi. Fu lei a salire a Campogrosso con Libero Giuriolo che voleva incontrare il fratello ferito dopo il rastrellamento del 5 giugno del ’44. Aveva fatto della sua casa di Montemezzo un luogo di rifugio per partigiani, ebrei, fuggiaschi fino a quando fu arrestata, il 2 gennaio 1945.
Dopo l’arresto fu condotta a villa Girardi di via Fratelli Albanese dove fu duramente torturata. Da lì fu portata alla caserma di San Michele dove si finse pazza fingendo di strozzare una compagna di cella e di volersi buttare dalla finestra e fu ricoverata all’ospedale di Montecchio Precalcino.
Il 24 febbraio 1945 stese una dettagliata descrizione delle torture, indicando con precisione i torturatori, per il procuratore di Stato della provincia di Vicenza Borrelli…
Nel 1949 le fu conferita la medaglia d’argento al valor militare.
Nella sua casa in Contrà Donatello c’è ora una lapide con la seguente iscrizione: “In questa casa la Partigiana Maria Setti “Marta”, Medaglia d’Argento al Valor Militare, con coraggiosa umanità diede accoglienza e protezione a numerosi compagni di lotta e da qui costantemente soccorse i “Piccoli Maestri” e con loro Antonio Giuriolo, “Capitan Toni”, Medaglia d’Oro al Valor Militare, che, ferito e ricercato dalle milizie nazifasciste, in questo territorio trovò fraterni legami nel giugno 1944”. Dopo la guerra insegnò francese al Liceo Classico Pigafetta e fu Presidente dell’Alliance Française di Vicenza.