Francesco, durante la guerra lavorava alla Marzotto, esonerato dal servizio militare. Alla fine del 1943 fu reclutato per operare alle dipendenze dei tedeschi. Trasferito in Liguria per costruire fortificazioni, con uno stratagemma riuscì a ritornare a Cornedo solo nella primavera del 1944. Ma, per sfuggire all’arruolamento nell’esercito tedesco, fu costretto a darsi alla macchia e, dopo varie vicende, si unì ai partigiani della brigata Garemi. Mosca militò prima nella pattuglia di Rolando, alla Camonda di Recoaro, e, dopo l’uccisione di costui, in quella comandata dai partigiani Scalabrin e Norino, detta la valanga. Con essa si spostò sull’Altopiano di Asiago nelle basi di Bertiaga e di Biancoia, in zona di Budrio, dalle quali fu inviato in diverse missioni.
La sua formazione per poco non incappò nel famoso rastrellamento di Granezza del 5-6 settembre 1944, ma dovette ugualmente cambiare zona trovando sistemazione sui monti di Gallio a Malga Fiaretta, che in quel momento era sede del comando generale della Garemi. Qui Mosca venne a contatto con il comandante Alberto e con la missione inglese del maggiore John Prentice Wilkinson “Freccia”, svolgendo per loro attività di collegamento e di portaordini.
All’inizio dellinverno 1944 Mosca fu autorizzato a ritornare nella Valle dell’Agno e qui si aggregò ai partigiani della brigata Stella, condividendo con loro i disagi e i pericoli della clandestinità in un inverno freddissimo e pieno di insidie. Quando nella primavera del 1945 ripresero le azioni partigiane, Mosca, con la sua coraggiosa pattuglia, fu protagonista di varie azioni di sabotaggio tra cui l’assalto ad un convoglio tedesco alla Melonara e l’assalto al treno nei pressi del Cimitero di Cornedo. Fu anche uno dei protagonisti della battaglia della Madonnetta, che pose fine all’occupazione tedesca in quelle zone.
Rimase nel presidio di Cornedo comandato da Binda per qualche giorno per poi essere designato a quello di Castelgomberto. Qui rimase fino alla smobilitazione. Terminata la guerra Francesco tornò alle sue occupazioni, al lavoro in fabbrica, all’amorevole custodia dei suoi fratelli e sorelle.
E sempre stato una persona schiva, riservata, lontana da qualsiasi forma di protagonismo.
Ma era orgoglioso della esperienza partigiana, pur non nascondendo un velo di amarezza nel constatare che i suoi sacrifici e quelli dei suoi compagni di allora non sono stati sufficientemente conosciuti e valorizzati.
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