Martedì 25 settembre 2007 a Pécs (Ungheria) è venuto a mancare il dott. Francesco Urbani “Pat”. Si era recato con i famigliari a trovare il fratello che risiede da molti anni in quel Paese. Una crisi improvvisa l’ha strappato ai suoi cari a 83 anni, essendo nato nel novembre 1923.
Era arrivato sull’altopiano dei Sette Comuni nel 1931, quando il papà Alessandro vi aveva trasferito la famiglia avendo ivi ottenuto la condotta medica. In quel centro il dott. Alessandro e la moglie, la signora Maria Luisa, in una decina d’anni completarono la loro “nidiata” giungendo a dieci figli vivi.
Francesco frequentò il Liceo Pigafetta di Vicenza e fu allievo del prof. Mario Dal Prà, crescendo negli ideali di libertà e di giustizia pur negli anni difficili della guerra e della dittatura. Iscritto al primo anno di medicina, dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 aveva scelto di non aderire ai bandi di chiamata della R.S.I., schierata con i tedeschi occupanti. Era diventato prima renitente e poi “ribelle”, salendo in montagna, seguito dal fratello Antonio “Gatto”, della classe 1925. Ben presto, circondati da giovani amici di Canove e dell’Altopiano, avevano dato vita ad un distaccamento partigiano in collegamento con l’Ing. Giovanni Carli “Ottaviano”.
Francesco Urbani divenuto il partigiano “Pat”, fin dal marzo 1944 fu comandante di distaccamento e partecipò al recupero dell’esplosivo e delle armi dei lanci alleati. Ma i fascisti, alla ricerca dei fratelli Urbani, sottopongono la loro famiglia ad angherie e intimidazioni. Per allentare la pressione, d’accordo con il padre , i due giovani decidono di presentarsi il 10 aprile 1944. Francesco è assegnato all’infermeria del Distretto Militare di Vicenza; Antonio sarà inviato in Abruzzo, ma diserterà e raggiungerà nuovamente i compagni partigiani sull’Altopiano. Francesco “Pat” non resta con le mani in mano. La sera del 21 aprile 1944 riesce a far saltare in aria il casellario, la fureria e gli uffici del primo piano del Distretto. Prendono fuoco schede ed incartamenti relativi ai bandi di chiamata alle armi. Non contento il 24 maggio, con l’aiuto di Miotti e di “Schena”, distrugge con spezzoni incendiari gli uffici del comando. Ormai però è sotto controllo. Dopo il tentativo di un’altra azione alla Caserma Durando, risale in montagna e riprende il comando dei suoi uomini. Diventa così il comandante di un battaglione della brigata “Fiamme Verdi” della divisione partigiana “Monte Ortigara”.
Numerose sono le azioni militari fatte da “Pat” e dal suo gruppo, la più importante delle quali fu la distruzione in Val d’Assa di un convoglio tedesco che trasportava legname destinato a riparare i ponti fatti saltare dai partigiani in pianura. “Pat”, come gli altri partigiani, nelle sue azioni era sostenuto dalla popolazione e potè sempre contare sulla sua famiglia, che quasi al completo abbracciò la causa resistenziale. Infatti il fratello Pierluigi divenne “Pipi”, e le sorelle Luisa “Iuna” e Domitilla “Doremi”.
Sfuggito al rastrellamento e alla battaglia di Granezza, “Pat” era diventato uno dei capi più prestigiosi della Resistenza sull’Altopiano, come “Giulio”, “Ivan”, “Broca”, “Leo”, “Attila” ed altri ancora, superando insidie, pericoli e l’aspro inverno 1944-45.
Riuscì ad evitare la morte pure a Vattaro (Trento) il 4 maggio 1945, nell’ultimo scontro con i tedeschi in cui persero la vita sette suoi compagni.
Laureato in medicina dopo la liberazione, si era specializzato in odontoiatria esercitando la professione per molti anni a Venezia. Tornato a Vicenza, aveva ripreso i collegamenti con i suoi amici, sviluppando un’intensa attività culturale e associativa per promuovere e diffondere gli ideali di liberazione umana e sociale della sua giovinezza.
Membro dell’Istituto Storico della Resistenza, componente autorevole della Segreteria e del Comitato Provinciale dell’ANPI, partecipava assiduamente agli incontri con i giovani, alle iniziative e alle manifestazioni.
Di spirito libertario, vivace di temperamento, era aperto e disponibile verso le nuove generazioni, in cui ha riposto molta fiducia e speranza. E’ mancato nel pieno della sua maturità intellettuale, godendo del prestigio e della stima che si era meritato.
Per ricordarlo degnamente, l’ANPI e l’AVL hanno promosso una commemorazione pubblica che si è svolta sabato 6 ottobre 2007, presso il Municipio di Canove.
Nonostante l’inclemenza del tempo, erano presenti oltre alla sua compagna Iole, ai suoi famigliari e parenti e agli amici, i sindaci di Roana e di Dueville, numerose delegazioni ANPI e AVL da tutta la Provincia e un folto pubblico di persone partecipi e commosse. Agli inteventi dei sindaci sono seguite le toccanti commemorazioni tenute da Giulio Vescovi “Leo”, presidente dell’AVL, e da Mario Faggion, presidente dell’ANPI provinciale. Ha concluso l’incontro un breve ed intenso intervento di ringraziamento ai presenti, tenuto dal fratello Antonio a nome di tutta la famiglia Urbani.
Francesco “Pat” ci mancherà moltissimo.
A lui siamo grati per limpegno, l’esempio e il grande patrimonio di azione e di ideali che ci ha lasciato.
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