Nato a Poleo di Schio (Vicenza) nel 1922, morto a Valdastico l’8 luglio 1945, contadino, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Nella sua famiglia erano sette tra fratelli e sorelle e durante la Seconda guerra mondiale ben quattro dei Baron erano sotto le armi.
Germano, alpino, aveva partecipato alla campagna di Russia con la “Julia” e ne era tornato, nel 1942, con un congelamento di secondo grado ai i piedi. Ricoverato a Varese, non esitò, dopo l’armistizio, a prendere le armi contro i nazifascisti nella sua terra, rendendosi protagonista di audacissime azioni contro gli occupanti. Memorabile, l’assalto guidato dal “Turco” (questo il nome di battaglia di Baron), alla caserma della Guardia nazionale repubblicana sull’altopiano di Tonezza.
La sua Brigata – alla quale aveva voluto dare il nome del suo amico Luigi Marzarotto, un partigiano caduto proprio in quell’assalto – combatté sino a quando i tedeschi non si furono ritirati definitivamente dalle valli del Vicentino.
A Germano Baron – morto poco dopo la vittoria contro i nazifascisti in un incidente stradale dalla dinamica mai completamente chiarita – il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, nel 1994, ha concesso la massima ricompensa al valor militare con questa motivazione:
“Animato da alto spirito patriottico, fin dall’inizio saliva sui monti, ove organizzava le prime formazioni armate della zona, che raggruppava, quindi, in una agguerrita Brigata, di cui egli stesso assumeva il comando, guidandola con successo in numerose difficili e rischiose azioni. Sempre primo ove più intensa ferveva la lotta e maggiore era il pericolo, due volte ferito in combattimento, per le epiche gesta da lui compiute, per il suo indomito coraggio, per la sua bravura di comandante, per il grande senso di umanità e di giustizia che permeava ogni sua azione, era adorato dai suoi uomini e venerato dalla popolazione locale, che vedeva in lui riassunta la figura dell’eroe leggendario. Mentre già gioiva per la liberazione della Patria, cui si era votato con grande ardore, moriva in servizio nell’adempimento del suo dovere”.
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