Orazione funebre per il partigiano Giovanni Dal Maso “Riste”, tenuta da Mario Faggion in rappresentanza della segreteria provinciale Anpi
Valdagno, 10 novembre 2004.
È con profonda tristezza, mitigata dal messaggio cristiano di speranza, che porgiamo l’ultimo saluto all’amico carissimo Giovanni Dal Maso, fino a pochi giorni fa attivo tra noi con idee e proposte di iniziative. A nome della Segreteria provinciale dell’ANPI, porgo vive condoglianze e solidarietà, in questo momento di dolore, alla moglie Angela, alle figlie Marisa e Franca, ai generi Daniele e Lodovico, ai nipoti Tommaso e Sara, alle sorelle Maria e Olga, al fratello Attilio e a tutti i parenti e gli amici che sentono il peso di questo mesto commiato.
Com’è nostro costume, tratteggiamo brevemente la sua vita per coglierne il senso, per cogliere il significato del suo agire e trarne insegnamento.
San Benedetto di Trissino 28 agosto 1923 – Ospedale di Arzignano 8 novembre 2004: in questo arco di tempo è racchiusa la sua esistenza.
Primogenito di quattro figli, di famiglia modesta dedita all’agricoltura e sempre in cerca di terra da coltivare (a Pugnello, a Quargnenta, a Monticello di Fara, a Lovara e finalmente a San Benedetto di Trissino) fin da bambino aiuta il padre nel lavoro dei campi. Frequenta le scuole elementari fino alla quarta a Quargnenta di Brogliano (per questo a volte usciva con la battuta “ho fatto le scuole alte”, ma era per richiamare l’attenzione su un argomento in discussione) e consegue poi la licenza elementare con un corso serale.
Trascorre la sua giovinezza a San Benedetto di Trissino, distinguendosi tra gli amici per la sua giovialità. Trova lavoro, allo scoppio della guerra, presso una miniera in località Cremoni di Nogarole.
È così che, pur essendo stato assegnato all’XI Reggimento Alpini di stanza a Brunico, il 3 gennaio 1943 non viene arruolato avendo ottenuto il cartellino di esonero. Dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio e dello sbandamento dell’esercito italiano, anche la sua famiglia assiste i giovani soldati in transito per raggiungere le proprie case. Tornano a San Benedetto gli amici: Vittorio, Piero, Domenico, Rino.
Verso la fine di ottobre essi hanno un incontro con Alfredo Rigodanzo di Selva di Trissino, il futuro Commissario politico della Brigata Stella, col nome di battaglia di “Catone”. Egli li esorta a non presentersi, a seguire gli eventi.
Ci sono poi altri incontri. Ai bandi di chiamata della RSI i giovani di San Benedetto non si presentano. Non vogliono essere dalla parte dei tedeschi occupanti e della RSI che è al loro servizio. Sono ancora sbandati e renitenti, ma ben presto diventano partigiani, combattenti della libertà; salgono sui monti ed entrano nella Brigata Stella, cambiano i loro nomi per precauzione, difesa delle famiglie, legge della clandestinità.
Giovanni diventa “Riste” e da volontario della libertà vive tutte le vicende, ora tristi ora esaltanti, della sua formazione: i rapporti difficili con le formazioni autonome di Giuseppe Marozin “Vero”; il rastrellamento di Piana del 9 settembre 1944 e quello del 12 settembre; il difficile compito di riorganizzazione della Brigata che trova nella famiglia di Valente De Cao, suo futuro suocero, una base sicura; gli arresti di San Benedetto del 29 novembre, in cui vengono incarcerati undici suoi amici e tra essi ci sono Angela De Cao, che diverrà sua moglie, e Domenico Peruffo, “Tabul”, che il primo dicembre viene fucilato per rappresaglia con altri tre partigiani a Priabona di Monte di Malo; il durissimo inverno 1944-’45 e la primavera che vede la ripresa della Resistenza; l’insurrezione e la Liberazione dalla dittatura e dall’occupazione straniera.
In una sua testimonianza afferma: “Con la Liberazione conquistiamo l’ordine, la libertà, la pace“.
Nel 1946 ottiene il posto di lavoro alla Marzotto di Valdagno. Diventa operaio tessile e può così formarsi la famiglia. Sposa Angela De Cao e si stabilisce a Valdagno. Giovanni, militante della sinistra valdagnese, si impegna nel suo partito, nel sindacato e nell’Anpi, per la giustizia sociale, per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, per l’affermazione sostanziale della democrazia. Dedica tutte le sue energie alla famiglia, al lavoro, ai suoi ideali.
Con l’aiuto della moglie Angela, sarta fine ed esperta, fa studiare le figlie Marisa e Franca e acquista la casa in via Giotto.
Nel 1979 va in pensione, ma non si mette in disparte. Si dedica al volontariato a tempo pieno: è un valido animatore e operatore al Cerchio; per diversi anni lavora con i disabili, i diversamente abili, dando l’esempio e insegnando loro le attività semplici; si occupa dell’assistenza ai malati nell’ospedale cittadino, trascorrendo spesso le notti a fianco di chi ha bisogno.
Nella sua associazione partigiana, l’Anpi, è dirigente di prestigio. Presidente della Sezione di Valdagno, componente della Segreteria provinciale sino all’ultimo congresso, membro del Comitato provinciale, partecipa alle varie iniziative e cura in particolare la memoria storica della Resistenza. Promuove, in collaborazione con l’Amministrazione comunale (mantenendo stretti rapporti con tutti i sindaci di Valdagno) e con le altre Associazioni, le celebrazioni del 25 aprile, le commemorazioni dei Sette Martiri, le manifestazioni in ricordo dei caduti dei rastrellamenti di Piana di Valdagno, seguendone l’organizzazione con attenzione fattiva; riesce ad ottenere l’intervento del Comune per la realizzazione del monumento ai Battistini, dedicato ai 58 civili e partigiani caduti il 9 settembre 1944; è presente nelle scuole, agli incontri con gli studenti sulla guerra di Liberazione; promuove, in accordo con i docenti e finanziando con i fondi dell’Anpi valdagnese da lui diretta le visite guidate ai luoghi della memoria: Marzabotto, il museo dei fratelli Cervi, la Risiera di San Sabba; con amore segue la manutenzione dei cippi e delle lapidi, li adorna di fiori; è membro dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Vicenza che finanzia con straordinaria generosità personale.
Insomma è attivo fino agli ultimi giorni della sua operosa vita: il 17 ottobre scorso è presente alla cerimonia di Selva di Trissino, il successivo 20 ottobre alla riunione di zona dell’Anpi.
Giovanni era cordiale e ospitale, pronto alla battuta e all’intervento, sempre meditato e corretto, generoso negli impegni, dedito alla famiglia e ai doveri civili e sociali; ricco interiormente di ideali che l’hanno sostenuto sempre, gli hanno dato vitalità.
Riservato sulla famiglia, pieno di attenzioni per la moglie, orgoglioso delle figlie, dei generi, degli adorati nipoti; uomo buono e tenace, Giovanni ha dato contenuto concreto alle idee di solidarietà, democrazia, giustizia.
Per questo il distacco da lui è duro. Per questo dobbiamo esprimere col nostro lavoro l’impegno di colmare il vuoto che lascia.
Siamo vicini ai suoi cari. Grazie, Giovanni, per l’esempio che hai dato a tutti noi. Addio, Giovanni.
NOTA. Giovanni Dal Maso ha lasciato una testimonianza della sua attività partigiana nel libro di M. Faggion – G. Ghirardini, Figure della Resistenza vicentina, Odeonlibri,1997 pagg. 154-162. Lo stesso libro riporta la testimonianza della moglie Angela De Cao (“Venere”), pagg.162-168.
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