Giovedì 6 febbraio 2014, presso la Casa del Popolo – Circolo ARCI di Torrebelvicino, ha avuto luogo la cerimonia civile in memoria di Guglielmino Bertoldi “Mino”, deceduto a 92 anni. Alle sue esequie hanno partecipato tanti amici e compagni e numerose bandiere di varie Associazioni, in particolare delle Sezioni ANPI della Val Leogra e della Valle dell’Agno e le bandiere delle Formazioni Garemi “Stella”, “Martiri Val Leogra” e “Pasubiana”. Negli interventi è stata messa in risalto la forte personalità di “Mino” come partigiano, lavoratore, cittadino e come militante e dirigente della sinistra vicentina, della CGIL e dell’ANPI, strettamente unito alla figura della moglie Lucia Bortoloso e al ruolo avuto nella famiglia, nella società civile e in tutte le iniziative associative, politiche e sociali insieme; anche la moglie, deceduta nel 20I0, apparteneva al Battaglione Apolloni.
Nato a San Vito nel 1921,di professione elettricista, dopo il matrimonio nel 1942, si trasferisce a Torrebelvicino. In quel periodo compie un’esperienza di lavoro a Berlino e a Vienna alla Siemens, però il 4 settembre 1943 rientra in famiglia, che risiede in località Casalena, dove “Mino” e Lucia hanno in custodia la “Villa Rossa”.
Intervenuto l’armistizio,”Mino” partecipa alle prime riunioni a Torrebelvicino per l’avvio della Resistenza contro l’occupazione tedesca e i fascisti della RSI.
Entra nella pattuglia di “Fondo Torre” (con Dusolino Scorzato “Ivan”, Ernesto Vallortigara “Morgan”, Tarcisio Conzato “Furia”, Antonio Nardello “Thomas” e altri), inquadrata poi nel Battaglione Apolloni della Brigata Martiri Val Leogra. All’inizio lavora presso la Prealpina Refrattari ma é in costante rapporto con il suo gruppo partigiano e con i dirigenti della Resistenza.
La sua abitazione, posta in zona isolata e protetta (“Mino” ne parla nel libretto “La Villa Rossa di Casalena”), per un intero anno diviene un punto di riferimento essenziale per gli sbandati di passaggio, per i renitenti e per i partigiani di Torrebelvicino, di Poleo e della Val Leogra; è inoltre una base sicura, d’intesa con il CLN locale e con il CLN di Schio, per i comandanti di Malga Campetto ed è luogo di riunioni importanti fra “Pino”, “Dante”, “Randagio”, “Giulio” e “Alberto”, comandanti delle Formazioni Garemi e protagonisti della lotta armata contro i nazifascisti. Sottoposti a perquisizioni improvvise e controlli dei fascisti e dei tedeschi, “Mino” e Lucia sono costretti ad abbandonare l’abitazione; la moglie con il piccolo Oscar e Paola che sta per nascere trova una sistemazione precaria; “Mino” deve entrare in clandestinità.
Il loro impegno, tuttavia, fra tanti pericoli e insidie continua fino ai giorni della Liberazione e alla conquista, finalmente, della pace. “Mino” può allora dedicare tutte le sue ener- gie al lavoro, alla famiglia, alla soluzione dei problemi della società, specialmente delle classi popolari, sostenuto giorno per giorno dalla moglie. Educano ai loro ideali anche i figli Oscar, Paola e Carmen. Si muovono e agiscono, per tutta la loro lunga esistenza, di comune accordo nel Partito, nella CGIL, nell’ANPI e nelle scuole per trasmettere alle nuove generazioni l’amore per la storia, la “preoccupazione” per la democrazia che va sempre tutelata e i loro consigli affinché crescano libere, preparate, responsabili e solidali. Anche dopo la perdita della moglie (per Lucia la cerimonia si svolge al Circolo Operaio di Magré il 6 dicembre 2010) “Mino” prosegue nel suo impegno, finché le forze lo sorreggono.
Egli lascia a tutti noi un grande esempio ideale, morale e umano. Merita di essere ricordato, ringraziato e onorato.
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