Adele Bei
All’interno dell’Assemblea Costituente si spende sui temi del lavoro, dell’emigrazione e della previdenza sociale.
Adele Bei
All’interno dell’Assemblea Costituente si spende sui temi del lavoro, dell’emigrazione e della previdenza sociale.
Adele proviene da una famiglia marchigiana di tradizioni socialiste e comincia a lavorare a 12 anni come salariata agricola.
Nel 1923, per sfuggire alle persecuzioni fasciste, espatria prima in Belgio e poi in Lussemburgo e in Francia, insieme al marito Domenico Ciufoli, militante comunista.
Durante l’esilio nascono i figli Ferrero e Angela.
Tra il ’25 e il 26, entrata nell’organizzazione clandestina del PCI, viene incaricata di recarsi a Parigi per prendere contatti con i compagni fuoriusciti.
Nel 1933 in uno dei suoi viaggi in clandestinità per organizzare la lotta contro il fascismo, viene arrestata a Roma e, dopo 8 mesi di carcere preventivo, viene condannata dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato a 18 anni di reclusione in quanto “socialmente pericolosissima”.
Scontati 8 anni di carcere tra Roma e Perugia, è la volta del confino sull’isola di Ventotene dove rimane altri 2 anni.
Riacquistata la libertà con la caduta del fascismo il 25 luglio 1943, dopo l’8 settembre partecipa attivamente alla resistenza nel Lazio, rivestendo un ruolo di primo piano nell’organizzazione di gruppi femminili insieme a Laura Lombardo Radice, Carla Capponi, Marisa Musu, Marisa Rodano, Marcella Lapiccirella e tante altre.
Promuove e organizza asssalti ai forni delle donne romane per cercare di impedire i rastrellamenti degli uomini da mandare in Germania.
Subito dopo la guerra diventa responsabile della Commissione femminile nazionale della CGIL e proprio dalla Cgil viene designata alla Consulta nazionale.
Il 2 giugno 1946 è tra la 21 donne elette all’Assemblea Costituente. Eletta al Senato nel 1948 nelle liste del PCI, nel 1953 3 nel 1958 lo è invece alla Camera dei Deputati. Si occupa principalmente di lavoro, della vita in fabbrica, delle assicurazioni e della previdenza dei lavoratori e delle loro famiglie.
Parallelamente all’impegno parlamentare, svolge un’intensa attività sindacale, in particolare come Segretaria Nazionale del Sindacato delle “tabacchine”
Durante tutta la sua esperienza politica, è sempre molto attenta ai problemi del mondo femminile battendosi per il miglioramento delle condizioni carcerarie delle donne e per i diritti delle lavoratrici.
Ha saputo anticipare i tempi anche sul linguaggio, non solo facendosi chiamare “senatrice” ma parlando di “lavoratrici” in un momento in cui non lo faceva nessuno.
Nel 1972 viene nominata consigliera nazionale dell’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti).
Riposa nel Cimitero monumentale del Verano a Roma
Coordinamento Donne Anpi
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