Maria Agamben Federici
Eletta nell’Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana è una delle 5 donne entrate a far parte della “Commissione dei 75” incaricata di elaborare il progetto di Costituzione.
Afferma il dovere dello Stato di intervenire per tutelare le lavoratrici madri e per eliminare ogni ostacolo che tenda a confinare le donne in settori limitati. In particolare sostiene con forza il diritto delle donne ad accedere alla magistratura.
Maria Agamben Federici
Eletta nell’Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana è una delle 5 donne entrate a far parte della “Commissione dei 75” incaricata di elaborare il progetto di Costituzione.
Afferma il dovere dello Stato di intervenire per tutelare le lavoratrici madri e per eliminare ogni ostacolo che tenda a confinare le donne in settori limitati. In particolare sostiene con forza il diritto delle donne ad accedere alla magistratura.
Eletta nella lista della Democrazia cristiana, nel collegio unico nazionale, Maria Agamben Federici nasce a l’Aquila il 19 settembre 1899 in una famiglia benestante di origine armena. Laureata in Lettere, è professoressa di italiano e storia nelle scuole medie superiori e giornalista. Autrice di varie pubblicazioni scolastiche, si sofferma sui problemi dell’educazione.
A Roma, dove si era trasferita per motivi di studio, conosce Mario Federici, autore di testi teatrali e critico affermato, che sposa nel 1926.
Durante gli anni del regime fascista si trasferisce all’estero insieme al marito e continua ad insegnare presso gli istituti italiani di cultura prima a Sofia, quindi in Egitto e poi a Parigi, dove Maria entra in contatto con altri esuli in fuga e sviluppa ideali di giustizia sociale e parità uomo-donna.
Torna a Roma nel 1939, dove si impegna nella Resistenza fornendo assistenza ai perseguitati politici.
Nello stesso periodo, come delegata dell’Unione donne dell’Azione cattolica italiana (UDACI), organizza un piano di assistenza per le impiegate dello Stato rimaste disoccupate.
Nell’agosto del 1944, in occasione del congresso istitutivo delle ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) viene eletta prima delegata femminile.
Partecipa alla fondazione del Centro italiano femminile (CIF) di cui è Presidente dal 1945 al 1950. Il CIF si radica nel dopoguerra sul territorio ponendosi lo scopo di conquistare le masse femminili alla causa democratica, educarle alla politica, aiutandole a migliorare le loro condizioni materiali.
Si adopera per offrire un’assistenza adeguata all’infanzia e all’adolescenza attraverso la costruzione di asili, scuole, refettori, aiuti agli emigranti, agli sfollati e ai reduci.
Ricopre la carica di vicepresidente della Commissione nazionale per l’appello dell’ONU a favore dell’infanzia.
Nel 1946 è eletta all’Assemblea costituente nel collegio unico nazionale per la lista della Democrazia cristiana.
Fa parte della «Commissione dei 75» incaricata di formulare il testo della Costituzione italiana dove, riguardo al potere giudiziario, afferma che l’unico
elemento discriminatorio per l’accesso delle donne in magistratura deve essere il merito e non le attitudini o le capacità.
È componente della Terza Sottocommissione che si occupa dei diritti e doveri economico-sociali, dove presenta una relazione sulle garanzie economiche e sociali per l’esistenza della famiglia, in cui sostiene che lo Stato deve intervenire per tutelare le lavoratrici madri e per eliminare gli ostacoli di natura economica che impediscono ai cittadini di formare una famiglia.
Nell’ambito della discussione sul diritto di proprietà e intrapresa economica, Maria Agamben Federici sostiene la necessità di una riforma agraria che promuova l’elevazione morale e materiale dei ceti contadini.
Durante la discussione sul Titolo III, del Progetto di Costituzione, che si occupa dei rapporti economici, la Federici è del parere che le condizioni di lavoro devono permettere alla donna lo svolgimento della sua funzione familiare e della maternità.
In merito alla discussione sui rapporti politici (Titolo IV) sostiene la necessità di eliminare ogni ostacolo che tenda a relegare la donna in settori limitati e che le impedisca di accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive, e sostiene con forza il diritto della donna ad accedere alla magistratura.
Nello stesso anno fa parte del comitato fondatore dell’Ente nazionale per la protezione morale del fanciullo.
Nel 1947 dà vita all’Associazione nazionale famiglie emigrati (ANFE) di cui ricopre la carica di presidente fino al 1981.
Nel 1948 è eletta deputata nella I legislatura repubblicana. E’ relatrice del disegno di legge sulla «Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri» poi legge n. 860 del 1950.
Nel 1949 fonda il settimanale «La Vela» per i giovani.
Maria Agamben Federici è socia fondatrice del Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna (16 febbraio 1950) insieme alla senatrice Lina Merlin e agli onorevoli Angela Guidi Cingolani e Maria De Unterrichter Jervolino.
Il CIDD, in un primo momento, opera come lobby cattolica per ottenere l’approvazione della proposta di legge Merlin sull’abolizione delle case chiuse, e successivamente agisce su tutto il territorio nazionale per assistere le donne che intendono lasciare la prostituzione, in tutte le forme necessarie al loro reinserimento nella vita sociale.
Nel 1952 è membro della Commissione d’inchiesta parlamentare sulla disoccupazione e presidente del gruppo di studio per la disoccupazione giovanile.
Dirige la rivista «Notizie fatti e problemi dell’emigrazione». L’ultimo periodo della sua vita viene dedicato esclusivamente all’impegno assistenziale e culturale, soprattutto nell’ambito dell’Associazione nazionale famiglie emigrati, dove si interessa ai problemi legati all’inserimento della donna italiana nel paese di immigrazione, dell’adempimento dell’obbligo scolastico per gli italiani emigrati all’estero, e di mantenere contatti con il paese di origine così da favorire, in qualsiasi momento, il rientro e il reinserimento nella comunità nazionale e nel mondo del lavoro.
Riposa nel cimitero monumentale de L’Aquila.
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