Le celebrazioni del
80° anniversario della morte di ANTONIO GIURIOLO “Cap. Toni”
si sono spostate il 14 e 15 dicembre a Lizzano in Belvedere (Bologna) dove Giuriolo venne ucciso in battaglia, grazie all’impegno dei due Comuni (Vicenza e Lizzano), di Istrevi, Cai, Città di Arzignano, Anpi e Ana.
Ricordiamo oggi Antonio Giuriolo, promotore di un moderno e arioso socialismo liberale e antitotalitario nato dalle formidabili intuizioni della rosselliana Giustizia e Libertà e profilato dall’impianto politico-culturale del Partito d’Azione, “personalità straordinaria animata da forze miracolose” e “misterioso e prodigioso maestro” secondo Luigi Meneghello e “incarnazione perfetta di unione di cultura e vita morale” nel ritratto di Norberto Bobbio.
Ma il sacrificio di tutti i protagonisti dell’esperienza resistenziale ci obbliga a incardinare i valori per cui quel sangue è stato versato nelle viscere della contemporaneità.
E quindi è necessario sottolineare due aspetti.
- La prima questione concerne la pace che chiama tutti gli antifascisti ad un impegno morale e ad una mobilitazione concreta proprio perché i partigiani si sono battuti per creare un mondo in cui la guerra fosse espulsa dalla storia e fosse bandita dal genere umano. La Costituzione italiana ripudia infatti la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Il conflitto in Ucraina nasce dalla scellerata invasione operata dalla Federazione russa. Ora è indispensabile un esito politico e diplomatico e la costruzione di un Accordo sulla sicurezza e la cooperazione in Europa sul modello Helsinki 1975.
In Medioriente in un recente rapporto Amnesty International è pervenuta alla conclusione che lo Stato di Israele – dopo la folle strage di Hamas del 7 ottobre – ha commesso genocidio nei confronti della popolazione palestinese scatenando una distruzione senza freni, in modo continuativo e nella totale impunità.
C’è una luce nel buio. E’ recente la notizia che l’ex premier israeliano Ehud Olmert e l’ex ministro degli esteri palestinese Nasser al Kidwa hanno concordato un piano di pace.
Il 2024 è l’ottantesimo della morte di Antonio Giuriolo e l’anno del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti il quale va ricordato non solo per il suo intransigente antifascismo, per il suo umanesimo socialista riformista, per le lotte a fianco dei braccianti agricoli del Polesine, ma anche per il suo netto e rigoroso pacifismo negli anni dell’ “inutile strage”.
Che il loro ricordo solleciti tutti noi ad un grande impegno per la pace, la convivenza dei popoli, la giustizia globale e la riconciliazione con la Natura - La seconda questione riguarda alcune scelte che minano i pilastri portanti dell’intelaiatura costituzionale dello Stato, scelte riconducibili ad un disegno di cui ormai si intravedono gli inquietanti contorni indirizzato a trasformare in senso plebiscitario, autoritario e populista il nostro ordinamento.
Ci troviamo di fronte a quella che Antonio Gramsci chiamava il “sovversivismo delle classi dirigenti” per denunciare la tendenza storica delle nostre elite a scivolare nell’eversione e nell’antiparlamentarismo.
Oggi il progetto sovversivo dei gruppi dirigenti aggredisce l’impianto costituzionale su tre versanti:
- l’equilibrio dei poteri,
- i diritti delle persone,
- lo Stato sociale.
Cos’altro è infatti l’autonomia differenziata se non la rottura del principio di solidarietà e di leale collaborazione che contraddistingue il nostro regionalismo?
Cos’altro è il Premierato se non l’investitura plebiscitaria di un potere personale che marginalizza il Parlamento vera espressione della sovranità popolare?
Cos’altro è la politica economica dominante se non la progressiva destrutturazione dello Stato sociale perseguita attraverso la crescita della precarietà e del lavoro nero e sommerso, i tagli a Sanità, Istruzione, Trasporto pubblico, Enti locali?
Cos’altro è il disegno di legge sulla sicurezza se non l’espressione di una cultura autoritaria e illiberale che prefigura una sorta di Stato penale in sostituzione dello Stato sociale, punisce il dissenso anche se esercitato con la nonviolenza o la resistenza passiva?
Pace, diritti, giustizia sociale: sono questi i valori costituzionali da difendere oggi in questa nostra epoca tormentata. Ma il presupposto, la condizione ineliminabile è l’unità antifascista. Quella stessa unità che spinse allora, formazioni politiche così disaffini e con orientamenti strategici così lontani a unirsi nella lotta partigiana prima e nella costruzione di una avanzatissima Costituzione poi.
Ha scritto lasciato scritto Antonio Giuriolo: “Noi abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di prendere le armi contro questa patra ptresente, per realizzarne una migliore nell’avvenire”.
Oggi la nostra patria è la Carta Costituzionale. Per difenderla e attuarla il nostro dovere è l’unità antifascista.
Luigi Polettoa