Il 22 ottobre 2011 nella chiesa parrocchiale di Rovegliana di Recoaro Maddalena Pozza, partigiana “Gian”, ha salutato per l’ultima volta la sua gente e le sue montagne, accompagnata dalle cante del coro alpino “El Livergon” di Malo. Lena, come tutti la chiamavano, dopo la toccante cerimonia è stata tumulata a Mantova dove vive la figlia Carla Buzzi, che la ricorda così:
« Mamma viveva a Vicenza con tutta la sua famiglia ma era legata a Recoaro perché i suoi genitori erano nativi di là. Dai suoi racconti sappiamo che faceva la staffetta da Vicenza a Recoaro per portare messaggi e per tenere i contatti con il fratello Ennio, il partigiano “Cita”. Usava la bicicletta e spesso faceva l’autostop ai tedeschi perché il viaggio era lungo. Non aveva paura, aveva l’incoscienza dei suoi 18anni, e la sicurezza di agire per una buona causa. Tante volte ci diceva che lei sapeva cos’era l’amor di Patria, l’orgoglio di cantare l’inno nazionale e sentire un fremito. Ci diceva dei partigiani nascosti ai Branchi, dei rastrellamenti (uno in particolare dove fu coinvolto un giovane handicappato che confermava qualunque cosa dicessero i tedeschi mettendo in pericolo i partigiani). Una volta fu anche incarcerata a Valli del Pasubio con un’amica ma, al contrario di quella, non si perse d’animo».
Questi appassionati ricordi sono avvalorati dalla storia personale di Lena, staffetta valorosa entrata nel movimento partigiano nel maggio 1944. Vi operò sempre con dedizione e coraggio, superando pericoli e difficoltà, fino alla liberazione di Recoaro, a cui partecipò con il suo giovanile entusiasmo. Era inquadrata nel Battaglione Amelia della Brigata Stella, che faceva parte delle Formazioni Garemi. La sua zona di operazione erano le montagne di Recoaro, la Vallata dell’Agno, quelle vicine fino alla città di Vicenza. Le sue missioni erano importanti per tenere i collegamenti tra le varie pattuglie e con i comandi.
L’A.N.P.I. esprime il suo cordoglio e partecipazione alla figlia Carla e a tutti i famigliari di Lena “Gian”, alla quale rivolge un affettuoso e riconoscente saluto, perché ha saputo scegliere la causa giusta della libertà, della giustizia e della democrazia, per la quale ha dedicato la sua giovinezza e la sua vita.
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