Maria Maddalena Rossi
In Assemblea Costituente fa parte della Commissione per i trattati internazionali: sostiene che solo una politica di collaborazione fra i popoli può essere garanzia di una pace duratura. Contraria al principio della indissolubilità del matrimonio, interviene affermando che solo la parità dei sessi può garantire la nascita di una moderna famiglia democratica. Sostiene il diritto delle donne di accedere e partecipare all’amministrazione della giustizia in campo sia civile, sia penale. E’ la Madre Costituente che ha rotto il silenzio sull’orrore degli “stupri di guerra”.
Maria Maddalena Rossi
In Assemblea Costituente fa parte della Commissione per i trattati internazionali: sostiene che solo una politica di collaborazione fra i popoli può essere garanzia di una pace duratura. Contraria al principio della indissolubilità del matrimonio, interviene affermando che solo la parità dei sessi può garantire la nascita di una moderna famiglia democratica. Sostiene il diritto delle donne di accedere e partecipare all’amministrazione della giustizia in campo sia civile, sia penale. E’ la Madre Costituente che ha rotto il silenzio sull’orrore degli “stupri di guerra”.
Dopo la laurea in chimica, inizia a lavorare in uno stabilimento di Milano.
Nel 1937 si iscrive al Partito Comunista d’Italia clandestino e partecipa alla lotta antifascista.
Arrestata nel 1942, viene inviata al confino.
Dopo la caduta del fascismo nel 1943, viene liberata e si impegna nella Resistenza.
Partecipa alla redazione clandestina di numerosi periodici antifascisti, tra cui “L’Unità”.
È eletta nella Costituente nelle liste del Partito Comunista, fa parte della Commissione per i trattati internazionali.
Interviene in merito all’approvazione del trattato di pace fra l’Italia e le potenze alleate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, sostenendo che solo una politica di collaborazione fra i popoli può essere garanzia di una pace duratura.
Si adopera per il riconoscimento della parità femminile sia nella famiglia che nel mondo del lavoro. Contraria al principio della indissolubilità del matrimonio, interviene affermando che solo la parità dei sessi può garantire la nascita di una moderna famiglia democratica. Sostiene il diritto delle donne di accedere e partecipare all’amministrazione della giustizia in campo sia civile, sia penale.
È presidente dell’Unione Donne Italiane dal 1947 al 1956.
Eletta alla Camera dei Deputati per tre legislature, si dedica allo sviluppo di relazioni pacifiche tra le nazioni; in tema di adozione, sostiene la preminenza dell’interesse e dei diritti dei minori e lotta per il riconoscimento dello status di “crimine di guerra” per le donne “marocchinate” ovvero vittime di violenza e bestialità inaudite commesse dai soldati francesi in Ciociaria durante la seconda guerra mondiale.
Dal 1963 il suo impegno è rivolto alla politica locale.
Nel 1987 si stabilisce a Milano dove la Provincia le conferisce la Medaglia d’Oro per il suo impegno sociale, politico e civile. Alla sua morte il Comune di Milano iscrive il suo nome al Famedio del Cimitero Monumentale.
Riposa nel cimitero di Codevilla.
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