I suoi ricordi (riportati in un libro a cura del figlio Giovanni Stragliotto) sono un miscuglio di sensibilità femminile e di lucida disamina del tempo: emozioni di bimba, riflessioni, narrazione di eventi. Natalia ricorda la fuga e la partenza dello zio per il viaggio senza ritorno in Russia, il suo rimorso per non averlo ascoltato e per non averlo trattenuto e nascosto, l’immagine dell’amichetta paurosa alla prima comunione, la fede in un’Italia diversa, l’incontro con Primo Visentin “Masaccio”, i suoi compiti di staffetta, il rastrellamento del Grappa (“una radicale pulizia delle montagne e valli venete dai maledetti ribelli partigiani”), il fallito attacco alla polveriera di Valle Santa Felicita a Romano d’Ezzelino, l’incendio di Borso del Grappa, i partigiani torturati, fucilati e impiccati a centinaia o radunati e inviati ai campi di concentramento a migliaia.
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