Giovedì 15 agosto si è commemorato il 69° anniversario dell’eccidio nazifascista di Malga Zonta, dove il 12 agosto 1944, dopo un duro scontro con i tedeschi in rastrellamento, sono stati fucilati Bruno Viola “Lampo-Marinaio”, tredici suoi compagni e tre malgari.
La cerimonia, dopo un intenso lavoro di preparazione del Comitato promotore in cui si sono distinte le Sezioni ANPI vicentine e trentine, ha visto la partecipazione di oltre un migliaio di persone, di decine di delegazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, di alcuni famigliari dei caduti, di decine di Comuni decorati di medaglia d’oro e d’argento e non decorati, con le loro bandiere e i loro gonfaloni, di tanti giovani e di varie autorità civili e militari.
Gli interventi di Maurizio Toller, sindaco di Folgaria, di Luigi Dalla Via, sindaco di Schio, di Alessandro Olivi, assessore alla Provincia autonoma di Trento, e di Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico del Trentino hanno sviluppato, con il ricordo del drammatico episodio della Resistenza, il tema ricorrente negli ultimi anni su “Malga Zonta luogo di pace e punto significativo di incontro”.
Sono stati messi in risalto gli ideali dei protagonisti della Resistenza, l’importanza fondamentale delle conquiste della Liberazione (Repubblica e Costituzione) e l’attualità dei valori costituzionali: il lavoro, la libertà, la democrazia, la pace, la giustizia, l’uguaglianza, la formazione e la cultura, “bisogni” primari al centro delle istanze e delle aspirazioni delle nuove generazioni e dei milioni di cittadini nella nostra Italia, paralizzata da una profonda crisi economica, politica e morale.
E’ questo il modo giusto di fare memoria storica, perché unisce il momento vivo della rievocazione dell’eroismo e del sacrificio dei partigiani e dei civili caduti alla riflessione sui “fatti” che ne sono derivati e sull’impegno che dobbiamo esprimere nella realtà odierna per rispettarli e onorarli.
Dobbiamo segnalare una nota stonata nello svolgimento della manifestazione.
L’orazione ufficiale del Ministro Flavio Zanonato è stata inizialmente disturbata dalla provocazione di una ventina di “antagonisti anarchici” che, innalzando cartelli offensivi e distribuendo un volantino di attacco personale a lui diretto in cui veniva collocato fra gli “ipocriti revisionisti” della Resistenza, sono stati sostenuti da un contestatore munito di megafono, il quale ha cominciato a scandire slogans (fra gli altri quello più gridato era “Giù le mani dalla Val di Susa”) pretendendo di aprire su di essi una discussione.
Era chiaro l’intento di suscitare clamore e reazione al fine di guadagnare visibilità e adesioni alla loro “causa”; l’intento è in parte riuscito sulla stampa, però sul posto è stato prontamente sgonfiato e annullato dal senso di responsabilità di tutti i presenti, irritati e sdegnati e al tempo stesso calmi, e dall’intervento intelligente ed equilibrato delle forze dell’ordine.
La cerimonia è così proseguita e l’oratore ha reso omaggio alle vittime dell’eccidio, al valore del loro impegno, alla nascita di una società nuova derivata anche dal loro sacrificio e ai compiti gravosi e difficili che attendono oggi, nella profondità della crisi, chi è al governo e ciascun cittadino.
E’ seguita poi la Santa Messa, celebrata da don Giuseppe Grosselli, allietata dai canti del Coro “Vece Cane” di Schio e della Corale “Bella Ciao” di Trento.
Sono necessarie alcune considerazioni, a conclusione di queste note.
Anche quest’anno la manifestazione di Malga Zonta non è stata una celebrazione rituale ma un incontro incentrato sul ricordo e sull’onore ai caduti per la libertà e la giustizia, sulle conquiste della Liberazione e sulla necessità inderogabile di attuazione della Costituzione e dei suoi principi fondamentali.
Qualcuno, vicino o meno alle parole d’ordine degli antagonisti, ha richiamato il loro diritto di pensiero e di informazione.
Nessuno contesta la legittimità della diffusione di un volantino, anche se non condivisibile. La contestazione urlata con il megafono, però, denota la volontà di disturbare, di provocare, di imporre altri argomenti e, considerato il luogo (un sacrario della Resistenza), di offendere la sensibilità di tutti i convenuti. E’ un vecchio metodo, usato da provocatori di professione e da quanti sono presi da visioni ideologiche intolleranti.
Intervistati in merito dalla stampa, i sindaci di Schio e di Tonezza hanno parlato di un episodio increscioso, di una protesta fuori luogo.
«Questi sono luoghi del ricordo, della memoria e del contegno; non sono le piazze, dove si può contestare ed esprimere il proprio dissenso nel rispetto verso le istituzioni e i loro rappresentanti».
«Malga Zonta è così importante, per ciò che ricorda e rappresenta, che non merita di essere disturbata, indipendentemente dalle motivazioni».
Ancora una volta, pure da questa esperienza, si può cogliere il significato del ruolo della nostra Associazione, volto alla tutela della memoria storica, del metodo democratico nei rapporti civili e sociali e nell’affermazione degli ideali e dei valori della Liberazione e della Costituzione.
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