30 marzo 1944 – 29 marzo 2014: a settant’anni dal sacrificio dei quattro martiri una partecipata commemorazione a Montecchio Maggiore e Arzignano
Lo scorso 29 marzo si è tenuta a Montecchio Maggiore ed Arzignano la commemorazione dei “4 martiri”, operai delle officine Pellizzari trucidati dai nazifascisti nella notte del 30 marzo 1944 al castello della Villa di Montecchio Maggiore.
Umberto Carlotto, Cesare Erminelli, Luigi Cocco, Aldo Marzotto erano giovani come tanti, e come tanti si erano opposti al trasferimento coatto di macchinari e maestranze in Germania imposto dai tedeschi. Per questo nel marzo 1944 erano scesi in sciopero assieme a tutti i loro compagni di fabbrica e per questo subirono la terribile rappresaglia dei tedeschi e dei loro fiancheggiatori fascisti. Un esempio di resistenza civile e operaia che ancora oggi ha molto da dirci.
A settant’anni di distanza, i nomi dei quattro giovani sono risuonati ancora una volta tra le mura del castello, pronunciati dagli alunni dell’indirizzo meccatronico dello Istituto superiore “Silvio Ceccato” di Montecchio Maggiore. I ragazzi hanno ricostruito con perizia gli avvenimenti, rendendo partecipe il numeroso pubblico, presenti anche il sindaco di Arzignano, Giorgio Gentilin, e il consigliere Mario Guggino, in rappresentanza dell’Amm.ne comunale di Montecchio.
A seguito dell’orazione ha preso la parola il presidente provinciale ANPI Mario Faggion, che ha ricordato, assieme ai quattro già nominati, anche le figure di Giuseppe Rampazzo e Giovanni Salvato, deportati in campo di concentramento e morti durante la prigionia, e di Giovanni Ferin, Eucaristo Marchetto, Giovanni Moretto, Antonio Pana, Giuseppe Piacentini, operai della Pellizzari e partigiani, caduti nel corso della Guerra di Liberazione. La cerimonia è poi proseguita ad Arzignano, presso il monumento ai marinai.
Una mattinata intensa e partecipata quella avvenuta il 29 marzo scorso, resa ancor più bella dai numerosi giovani presenti in entrambi i momenti della manifestazione. Una speranza per il futuro e uno stimolo per ciascuno a far proprio il lascito dei caduti. Giacché, come sta scritto sulla lapide posta sul luogo dell’esecuzione, “questi martiri, con il sangue innocente hanno costruito la tua libertà”.
Michele Santuliana
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