stanotte è morto Palmiro Gonzato, partigiano vicentino che ha vissuto a Torino dall’immediato secondo dopoguerra a ieri. In tutti questi anni è tornato frequentemente a Vicenza per partecipare alle commemorazioni nei luoghi che l’hanno visto impegnato come partigiano.
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Palmiro Gonzato
Il partigiano Palmiro Gonzato, nato a Levà di Montecchio Precalcino, trasferitosi a Torino fin dalla giovane età, ci ha lasciato lo scorso 5 maggio, compiuti da poco i 97 anni. Dirigente dell’ANPI di Torino ed iscritto con la tessera ad Honorem alla sezione ANPI della zona di Thiene, con la sua zona di origine ha sempre mantenuto i contatti e chi voleva incontrarlo sapeva che avrebbe partecipato all’annuale commemorazione a Malga Zonta, a ferragosto. Giovanissimo ha lavorato alla “polveriera” SAREB, ma il 14 giugno 1944 è licenziato perché chiamato prima al lavoro obbligatorio in Germania, poi alla leva militare per la “Repubblica di Salò”: non si presenta e il 23 gennaio ‘45 è dichiarato ufficialmente “renitente”.
Partigiano territoriale dal marzo 1944, è tra i primi organizzatori della lotta armata a Levà. Aderisce alla prima cellula resistenziale legata alla “Mazzini” che si sta costituendo a Preara di Montecchio Precalcino attorno alla figura del “garibaldino di Spagna” Francesco Campagnolo “Checonia”; poi, con il gruppo di Levà Alta, entra in contatto con il gruppo della “Mazzini” di “Walter” Saugo da Thiene, ma rotti i contatti a causa dei continui rastrellamenti, nel novembre 1944 confluisce con i suoi compagni nel Btg. “Livio Campagnolo” della Brigata “Mameli”.
Svolge un’intensa attività partigiana organizzando e partecipando a numerose azioni, ultime delle quali riguardano la cattura di 8 fascisti, 61 soldati tedeschi e la liberazione di quattro ostaggi; azioni che lo fanno proporre per la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Dopo la Liberazione conosce le discriminazioni che hanno patito molti partigiani e deve attendere i primi anni 50 per vedersi restituita la sua onorabilità. Non trovando lavoro, emigra a Torino; frequenta per due anni (1948-50) la Scuola “Convitti della Rinascita”, riservata a partigiani e reduci. Si diploma “disegnatore meccanico”, diventa capotecnico e responsabile sindacale alle Carpenterie pesanti Ansaldo-Barbero di Torino. È eletto consigliere nella Circoscrizione “Barriera di Milano” di Torino per due legislature. Già dirigente del P.C.I. negli anni del terrorismo, è per molti anni il responsabile dell’Ufficio Sicurezza e Vigilanza della Federazione di Torino, un organismo che deve garantire la sicurezza delle sedi di partito e sindacali, l’incolumità dei più autorevoli dirigenti nazionali ed esteri (Longo, Berlinguer, Natta, Occhetto, D’Alema, Veltroni, Fassino, lo spagnolo Carillo, il francese Marchais) in visita, e degli avvocati impegnati nei processi alle Brigate Rosse.
Da pensionato, infaticabile nel suo impegno di salvaguardia della memoria della Resistenza, è dirigente dell’ANPI di Torino, e tra gli animatori e fondatori della Sezione Partigiani & Volontari della Libertà “Livio Campagnolo” di Montecchio Precalcino. Assieme all’amico Lino Sbabo e ad altri “resistenti” ha scritto e pubblicato “C’eravamo anche noi”, un importante libro di memorie sulla Resistenza a Montecchio Precalcino. In seguito pubblica “Una mattina ci hanno svegliati”, libro che racconta della vicenda che lo ha portato in carcere dopo la Liberazione, e infine una geniale pubblicazione a disegni, “Partigiani di pianura: i Territoriali”, dove parla ad immagini di alcuni episodi resistenziali avvenuti a Montecchio Precalcino e zone limitrofe.
Partecipò alla liberazione di Thiene; è fotografato in Corso Garibaldi con due compagni il giorno 29 aprile in cui i partigiani liberarono Thiene. Gli americani giunsero il 30 aprile trovando la città sotto il controllo delle forse partigiane.
Ci è stato riferito che negli ultimi tempi era dispiaciuto di non poter tornare nelle scuole ad incontrare gli studenti a parlare di partigiani e di liberazione. All’ANPI della zona di Thiene e alla sede provinciale stanno giungendo attestazioni di partecipazione al lutto e molti ricordi della sua disponibilità ad ascoltare e incoraggiare ad impegnarsi nonostante i momenti difficili.
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