APPELLO
Alle cittadine e cittadini, ad amministratori ed amministratrici, alle organizzazioni e forze politiche, sociali, associative
MANIFESTIAMO PER DIRE NO AL NEOFASCISMO
Domenica 7 Luglio, come ogni anno da troppo tempo, arriverà a Schio un gruppo di nostalgici e neofascisti che esibiranno camicie nere, labari e gagliardetti che si richiamano in modo evidente al fascismo e alla Repubblica di Salò, attuando una manifestazione dal chiaro segno apologetico.
Sono tempi, questi, nei quali aumentano le aggressioni a giovani e studenti da parte di gruppi di neofascisti; il Governo in parlamento non stigmatizza questi gesti e azioni quando non li legittima; si sottovaluta o addirittura si giustifica un’aggressione squadrista contro un deputato compiuta in parlamento. Viene cioè tollerata, nel Paese e in parlamento, una violenza verbale e fisica che avvelena il vivere civile e democratico, che deve essere basato sul rispetto ed il confronto.
A ciò si accompagnano atti ed imposizioni di Governo che vanno nella direzione della riduzione degli spazi democratici e partecipativi, con la tendenza alla divisione della società civile anziché all’unione solidale, e tentativi di reprimere le diverse forme di legittima protesta e di disagio sociale, favorendo l’autocensura e la denigrazione di chi esprime diversità nelle opinioni.
La storia ci insegna che la partecipazione è il miglior antidoto ad ogni forma di autoritarismo e fascismo: la partecipazione delle cittadine e cittadini e la mobilitazione delle istituzioni e delle forze e associazioni che organizzano le donne e uomini che amano e rispettano la Costituzione, ne chiedono la piena applicazione e si battono democraticamente e civilmente perché i diritti sociali e civili si allarghino e sviluppino.
Per questo chiediamo a tutte e tutti di partecipare alla
Manifestazione ANTIFASCISTA che si tiene
Domenica 7 luglio, alle ore 10.00
Piazza Rossi a Schio
Alla nuova Sindaca di Schio chiediamo di intervenire presso le autorità preposte (Prefetto e Questore) affinché agiscano per impedire questo ennesimo sfregio alla città democratica e antifascista, decorata con medaglia d’argento al valor militare per il ruolo svolto nella Resistenza, e di respingere pubblicamente questa presenza, invitando a partecipare alla manifestazione.
Ritroviamoci in piazza domenica 7 Luglio
FORUM DELLE ASSOCIAZIONI ANTIFASCISTE E DELLA RESISTENZA
(ANPI, AVL, ANED, ANEI, FIAP)
Intervento di Mario Faggionato
Come detto siamo ancora qui come ogni anno a esprimere la nostra legittima protesta contro l’acquiescente inerzia della Pubblica Autorità nei confronti dell’ennesima arrogante manifestazione usuale e propria del disciolto partito fascista.
Il dovere morale della nostra odierna indignazione affonda le radici nel sacrificio dei partigiani che ci vollero liberi dal giogo nazi/fascista, il dovere giuridico della nostra opposizione sgorga dalla Costituzione antifascista che da un lato vieta cittadinanza al revanscismo fascista e dall’altro obbliga il cittadino ad essere fedele alla Repubblica e a osservarne la Costituzione e le leggi.
E questa prassi della responsabilità diventa diritto di resistenza, nel dibattito all’interno della Costituente, e diventa ciò che siamo qui oggi e cioè la riassunzione del potere sovrano di cui è titolare il popolo, in presenza di gravi violazioni della Costituzione e al cospetto dell’inerzia degli organi di controllo.
In questo senso noi oggi protestiamo allo stesso tempo contro le manifestazioni neo fasciste e contro la passività della pubblica autorità, passività che è stata recentemente rafforzata dalla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione in ordine ai principi applicativi delle leggi Scelba e Mancino e specificamente con riguardo a ciò che sta avvenendo oggi a Schio a qualche centinaio di metri di distanza da dove siamo adesso, cioè alla pubblica manifestazione di rituali (la chiamata del presente e del cd saluto romano) che per gli art. 3 e 9 del regolamento del partito nazionale fascista costituiscono inequivocabile significato di evocazione e celebrazione dell’ideologia del partito fascista e del regime conseguentemente instaurato (come la stessa sentenza riconosce).
A noi sembra che gli Eccellentissimi Giudici della Suprema Corte, con tutto il rispettoso ossequio dovuto, abbiano perso la connessione con la storia di questo paese e si siano smarriti all’interno di un corto circuito cui hanno ridotto il circolo ermeneutico che vincola la legge al fatto da cui essa deve partire e a cui poi deve ritornare per fornire risposte alla domanda di giustizia.
A proposito dell’art. 5 della legge Scelba, quando scrivono, dopo aver riconosciuto la naturale identificazione tra saluto romano da una parte e disciolto partito fascista dall’altro, che l’integrazione del reato richiederà che il giudice accerti in concreto, alla stregua di una valutazione da effettuarsi complessivamente, la sussistenza degli elementi di fatto … idonei a dare concretezza al pericolo di “emulazione” insito nel reato secondo i principi enunciati dalla Corte costituzionale, ci sorge spontanea una domanda ma essi conoscono la storia della Repubblica che gronda di sangue innocente, a causa della violenza neofascista, della violenza di chi si trovava nelle piazze a fare il saluto romano e dopo metteva le bombe per seminare morte? Ecco qui signori Giudici gli elementi di fatto che cercate!
Il saluto fascista è tutt’uno con la violenza dell’ideologia di cui esso è appunto evocazione, il saluto fascista è di per sè pericoloso per le istituzioni democratiche perchè chi lo fa pubblicamente si riconosce in un fine eversivo connotato dalla violenza politica e lo fa con intento emulativo o di incutere soggezione e paura. E a proposito dell’art. 2 della legge Mancino, dopo aver affermato che il saluto romano, in quanto rituale del regime fascista, evoca le idee di tipo razziale o discriminatorio ad esso connesse, in quale labirinto giuridico hanno smarrito il filo del discorso finendo per sostenere che appare innegabile che il legislatore non abbia sanzionato direttamente le manifestazioni esteriori espressive di incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi esigendo invece che tali manifestazioni siano quelle proprie od usuali dei gruppi che tale incitamento pongono in essere. Ma dove vivono? Vengano a Schio: cosa pensano? Che il gruppo che in questo momento fa i saluti romani sia qui per caso? Che normalmente giochi a mosca cieca? Vadano alle manifestazioni dell’estrema destra in tante altre piazze d’Italia, diano un’occhiata in internet, diano uno sguardo alla gioventù del partito della Presidente del Consiglio, guardino gli squadristi che attaccano la CGIL o picchiano studenti o minacciano giornalisti; irregimentati, magari vestiti di nero, magari con la testa rasata, che fanno il saluto romano invocando il Duce o declamando il presente; questi sono i gruppi, badate anche di natura estemporanea, che agiscono con un ben preciso fine politico connaturato all’ideologia mortifera di cui sono imbevuti, per cui non vi è spazio per il dialogo, la tolleranza, la democrazia e tutti i principi e diritti individuali su cui si fonda lo stato di diritto e che sono affermati categoricamente nella nostra Costituzione.
Che altro tipo di concretezza esigono per sancire una volta per tutte e in modo definitivo che nella nostra democrazia non c’è posto per tutti coloro che agiscono politicamente ispirandosi all’ideologia fascista, sia che ne usino la simbologia sia che pratichino la violenza in essa prevista come strumento di lotta politica: e dunque se vi sono coloro che manifestano l’ideologia fascista per esternarla genericamente (legge Scelba) o per rimarcarne i tratti più tipicamente discriminatori o violenti per motivi razziali, etnici nazionali o religiosi, secondo quanto previsto dalla legge Mancino? Il pericolo per l’ordine costituzionale deriva in via diretta dalla teoria e dalla storia del fascismo, dalla teoria e dalla storia del neofascismo e, in definitiva, il pericolo di emulazione richiamato è insito in qualsiasi manifestazione pubblica che a quella ideologia si richiami.
Non c’è nulla di più concreto della vita di coloro, anche qui commemorati, che si sono sacrificati perchè il fascismo non avesse più voce nella nostra comunità, e di tutti coloro che sono stati vittime della violenza fascista anche in tempi a noi prossimi; quando negli Illustrissimi Giudici sorgono dei dubbi sulla legittimità della criminalizzazione delle manifestazioni fasciste, vadano a leggersi i nomi dei martiri, che sono tanti, vadano a leggersi i resoconti delle loro sofferenze nelle carceri fasciste e ritrovino la strada per uscire dal labirinto in cui si sono persi, per ritrovare il fondamento costituzionale e storico giuridico di quella criminalizzazione.
Nel frattempo, si è aperto un secondo fronte perchè ci confrontiamo con il sovversivismo delle classi dirigenti che vogliono cambiare i connotati della democrazia parlamentare in senso verticistico e autoritario e disarticolare il Paese con un’attuazione della autonomia differenziata che di fatto cancella il compito della repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono il realizzarsi uniforme del principio di uguaglianza.Dalla resistenza al diritto di resistenza ecco il confine che traccia la nuova frontiera del paradigma antifascista, almeno fino a quando riusciremo a tenere in vita la Costituzione repubblicana.
Viva l’Italia antifascista!
Mario Faggionato
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