Pubblicazione riservata agli iscritti A.N.P.I. della provincia di Vicenza
A cura di Michele Zanna e Mario Faggionato per il percorso sul diritto
Grafica e impaginazione di Giorgio Fin
Ciò che motiva questo decimo numero di “Resistenza oggi”, che abbiamo scelto di intitolare “La Resistenza degli ultimi della terra”, è semplicemente il dovere civico di rappresentare e in qualche modo di dare voce ad una massa di esclusi che di solito definiamo migranti, inoltre la convinzione che è nostro dovere morale accogliere chi fuggendo da guerre, povertà, crisi climatiche, violenze di vario genere, cerca a costo della vita di salvarsi.
I diritti fondamentali dei profughi e rifugiati a livello mondiale ed europeo, non solo sono sempre meno rispettati, ma i tentativi di aiutare le persone migranti sono sempre più presi di mira e ostacolati: una vera e propria erosione del diritto internazionale umanitario.
Ancora una volta (dopo aver affrontato il tema del razzismo, del colonialismo, della persecuzione dei Rom e dei palestinesi, delle carceri; tutti reperibili sul nostro sito: www.anpi-vicenza.it) mettiamo a fuoco un problema della contemporaneità cercando di esprimerne le caratteristiche e le conseguenze. Negli otto percorsi, che possono essere letti autonomamente l’uno dall’altro, ci sforzeremo di far emergere la necessità di un racconto del fenomeno migratorio che fino ad ora è rimasto patrimonio di una cerchia limitata di militanti, volontari, esperti a vario titolo, accademici; da qui il sottotitolo: “Per un racconto del fenomeno migratorio”.
Di conseguenza non la pretesa di affrontare la complessità della migrazione nel suo insieme, ma considerando la natura del dibattito pubblico su questo argomento, il tentativo di far emergere la necessità di una in-formazione più attenta e meno inficiata da slogan politici, luoghi comuni, forme di pregiudizi. Molto dello spazio a nostra disposizione, come da tradizione per i precedenti nove numeri, sarà riservato alla migliore saggistica: da quella accademica a quella militante, ma anche alla letteratura, al cinema, all’informazione di qualità della carta stampata e del web.
Nella notevole mole di riferimenti bibliografici e richiami colti che abbiamo ricostruito, è assolutamente necessario non trascurare la dimensione importante di termini e concetti quali umano e/o umanità: non abbiamo quindi trascurato l’aspetto umanitario.
Non dobbiamo mai dimenticare che stiamo sempre parlando di esseri umani, di persone con il loro carico di “humanitas”: con un peso di sofferenze enorme sulle loro vite. Di conseguenza dobbiamo adottare ragionamenti e comportamenti improntati all’equità, alla mitezza, al senso civile, ma anche alla capacità di indignarsi e di protestare.
Ecco perché come copertina di questo nuovo numero, abbiamo voluto utilizzare una foto simbolo difficile da guardare: una madre abbracciata al suo bambino sono rimasti e rimarranno in fondo al mare, intrappolati nella carcassa di una imbarcazione di migranti colata a picco mesi fa di fronte alle coste del Libano. Sono stati ritrovati in un’operazione di recupero dei corpi, ma non potranno avere sepoltura e resteranno lì con altre 28 persone in fuga da Siria e Libano verso l’Italia. Il 24 aprile scorso l’imbarcazione che trasportava più di 85 migranti è affondata dopo un contatto con una motovedetta della marina militare libanese. Una quarantina di persone, per lo più donne e bambini, sono rimaste intrappolate nell’imbarcazione e non sono riuscite a mettersi in salvo. Alcuni corpi sono stati recuperati, i circa 30 corpi non recuperati, tra cui quello della giovane donna e di suo figlio, sono quindi destinati a rimanere in fondo al mare.
Nei diversi percorsi abbiamo inserito foto e vignette che richiamano il dramma delle vite perdute: in un caso abbiamo richiamato l’attenzione su quella strage che sembra infinita delle morti sul lavoro in Italia. Il contributo di giovani migranti è sempre stato alto: a livello simbolico richiamiamo i nomi di alcuni di loro deceduti nel corso del 2022. Said Salah Ibrahim Abdelaziz (25 anni) e Samir Mohamed Said (29 anni) egiziani morti in un cantiere edile, Aziz Diop senegalese (23 anni) se n’è andato precipitando da un silos, Mustapha Manneh dal Gambia morto sulle Dolomiti impegnato nella rigenerazione boschiva in Val Visdendi (32 anni), Himal Pereira (22 anni) da Ceylon lavorava in una fabbrica di alimentari a Lesignano Bagni, vicino a Parma.
Il dramma della migrazione, con le sue tante implicazioni, ormai da diversi decenni quasi tutti i giorni ci scorre sotto gli occhi, ma la nostra indifferenza non ci permette di vedere la sua drammatica portata.
Nonostante l’impegno generoso e combattivo di tanti militanti, studiosi, giornalisti, volontari, religiosi a prevalere è ancora il lato oscuro di una narrazione che si basa su dati falsi, percezioni errate, pregiudizi, sentimenti ostili, paure, fino alle esplosioni di aggressività con conseguenze dolorose. Le “storie” relative ai migranti (nel suo recente libro Joanatan Gottschall, Il lato oscuro delle storie. Come lo storytelling cementa le società e talvolta le distrugge, Bollati Boringhieri, parla di storyland «storilandia», o storyverse «storiverso», universo di storie), messe in campo in questi ultimi decenni dalla cultura reazionaria e non solo, diventano una minaccia, seminano zizzania, fomentano il razzismo, ma riescono a conquistare modi di pensare di tanta parte della popolazione, a cominciare dai ceti popolari. <Oggi siamo tutti dentro i nostri piccoli storiversi, e invece di renderci più simili, le storie ci fanno diventare versioni estreme di noi stessi. Ci lasciano vivere in mondi narrativi che rafforzano i nostri pregiudizi anziché metterli in discussione … Così siamo entrati nel mondo della post-verità, caratterizzato dal fatto che l’evidenza fattuale è spogliata di potere. E l’emblema di quest’epoca è il “Grosso Trombone”, personificazione di tutti i pericoli provocati dal dilagare incontrollato di storie svincolate da ogni confronto con la realtà>.
Nei campi metaforici utilizzati per descrivere il fenomeno dei profughi c’è un enorme paradosso: il migrante spesso arriva dal mare e talvolta drammaticamente nel mare o nell’attraversare i confini perde la vita. Ma siamo noi che parliamo di onda anomala, tsunami, inondazione, invasioni, oppure di numeri shock, sciami, saccheggi; come del resto il filo conduttore dell’informazione sul fenomeno migratorio negli ultimi anni è sempre stato quello “dell’emergenza permanente” e il lessico adoperato ha sempre delineato una cornice di “crisi infinita”.
INDICE DEI PERCORSI
- Global migration: In cammino sulle rotte del mondo
- L’immigrazione negli studi accademici: Storia, Antropologio, Sociologia, Demografia, Filosofia
- Una bibliografia senza confini: testimonianze dalla realtà
- Storie che misurano il dolore: 10 romanzi imperdibili
- Cinema clandestino: 10 film sul tema della migrazione
- Di legge in decreto: Una lunga legislazione controversa
- Analisi e commenti dai quotidiani, periodici e web
- Glossario per orientarsi nel mondo dei migranti
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