Vedovello Roberto “Riccardo” di Luigi e Tironi Iside, nato nel 1924 a Marano Vicentino; studente di Medicina; vicino al Partito d’Azione; Comandante della Brigata “Goffredo Mameli” della Divisione Garibaldina d’Assalto “Ateo Garemi”. Il padre, di origini veronesi, è il direttore della Lanerossi di Marano Vicentino, nel dopoguerra lo diventerà di tutta l’Azienda; la madre è di origini bergamasche.
Frequenta il Ginnasio presso il Collegio Vescovile di Thiene (dove entra in amicizia con Francesco Urbani “Pat”, Francesco Zaltron “Silva” e Alberto Sartori “Carlo”), e poi il Liceo Scientifico a Bergamo. Nel 1942, è destinato alla Regia Aeronautica, come Aviere addetto ai “servizi”, ma è posto in congedo illimitato provvisorio, perché studente in medicina.
L’8 settembre 1943 si trova a Bergamo, dove collabora con il prof. Giovanni Zelasco, futuro rappresentante militare delle formazioni partigiane in seno al CLN bergamasco. Nell’ottobre del 1943 è costretto a rientrare in famiglia a Marano ma, preso di mira dalle autorità fasciste del paese, decide di entrare in clandestinità riparando sull’Altopiano di Asiago, a Malga dei Coronetto, assieme a Francesco Urbani “Pat”, uno dei futuri comandanti della “7 Comuni”, il fratello Antonio Urbani, Giuseppe Dal Ferro e i due fratelli Dal Zotto, figli del proprietario della malga.
A Dicembre 1943, prende i primi contatti con il CLN tramite l’ing. Giovanni Carli e don Angelo Dal Zotto, ma a gennaio 1944 è costretto a scendere in pianura, nascondendosi a Marano con Francesco Urbani.
In febbraio torna a Bergamo, ma catturato come “renitente”, è inviato a Casale Monferrato.
Posto di fronte alla scelta di arruolarsi volontario come allievo ufficiale pilota dell’aeronautica con corso in Germania o consegnato per i lavori coatti ai tedeschi, sceglie la seconda. Caricato su un vagone bestiame, si ritrova a Bologna, dove è impiegato nelle opere di fortificazione e telecomunicazione con la Todt.
In marzo 1944 riesce a tornare a Marano Vicentino, dove conosce Mario Prendin “Lama”, ed entra a far parte della Brigata garibaldina “Pasubiana”.
Di fatto poi diventa il luogotenente, la guardia del corpo di Alberto Sartori “Carlo”, Commissario della Brigata, impegnato a consolidare e sviluppare i contatti tra le varie formazioni; a maggio-giugno sono unificati i gruppi già organizzati di Zanè, Grumolo e Fara, il futuro Btg. “Francesco Urbani” (così chiamato in memoria del partigiano France- sco Urbani “Lupo” caduto a Marola di Chiuppano il 26 agosto 1944).
Nell’agosto 1944 “Carlo” Sartori e “Riccardo” Vedovello sono incaricati di trovare un luogo sicuro e di proteggere il Comando della Divisione “Garemi”, e la loro radio clandestina. Tale sistemazione è trovata a Breganze, a casa delle famiglie Valerio, Pigato e Barbiero.
Ai primi di settembre scorta a Granezza il Comando “Garemi” a un incontro con “Freccia”, capo della Missione Alleata “Ruina/Fluvius”, e in seguito anche con i responsabili delle formazioni “Mazzini” e “7 Comuni”: sono i giorni che precedono il grande rastrellamento; riescono a sganciarsi in tempo e a portare in salvo il Comando“Garemi” e la Missione Alleata presso le basi del Btg. “Pretto” (futura Brigata “Pino” della Divisione “Garemi”).
Dall’ottobre-novembre 1944 è costituita la Brigata “Mameli” e “Riccardo” ne assume il comando.
Dopo la guerra, nel 1946, Roberto Vedovello è candidato nella lista della Sinistra unita “Sole nascente” per le Elezioni Amministrative di Marano Vicentino; nel 1949 torna a Bergamo e si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Modena; si specializza in Pediatria e termina la sua carriera come Primario di Pediatria presso l’Ospedale Civile di Cavalese (TN).
a cura di Pierluigi Dossi
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