Teresa Noce
Entra a far parte della “Commissione dei 75” e sottolinea l’importanza della maternità, da considerarsi non soltanto una funzione naturale della donna ma, soprattutto, una missione sociale. Interviene anche sul diritto al lavoro e all’assistenza e sottolinea l’opportunità di specificare tra assistenza e previdenza. Interviene, inoltre, nel dibattito sul diritto di proprietà e intrapresa economica, sostenendo la necessità di impedire la concentrazione di grandi proprietà terriere per stabilire «più equi rapporti sociali», ed è favorevole ad una collaborazione tra i consigli di gestione e i datori di lavoro, nell’interesse della collettività.
Teresa Noce
Entra a far parte della “Commissione dei 75” e sottolinea l’importanza della maternità, da considerarsi non soltanto una funzione naturale della donna ma, soprattutto, una missione sociale. Interviene anche sul diritto al lavoro e all’assistenza e sottolinea l’opportunità di specificare tra assistenza e previdenza. Interviene, inoltre, nel dibattito sul diritto di proprietà e intrapresa economica, sostenendo la necessità di impedire la concentrazione di grandi proprietà terriere per stabilire «più equi rapporti sociali», ed è favorevole ad una collaborazione tra i consigli di gestione e i datori di lavoro, nell’interesse della collettività.
Di famiglia operaia, inizia a lavorare ancora bambina. Costretta a lasciare la scuola, studia da autodidatta.
Entra alla Fiat Brevetti come operaia tornitrice. Si iscrive al Partito Socialista, poi, nel 1921 al Partito Comunista d’Italia, impegnandosi fin da subito nelle lotte antifasciste.
In questo contesto conosce Luigi Longo, suo futuro marito.
Costretta all’espatrio, continua la sua attività rivoluzionaria in qualità di dirigente del Pcd’I a Mosca e a Parigi.
È tra le fondatrici del foglio “Noi Donne”, edito in Francia dalle fuoriuscite italiane. Partecipa alla guerra civile spagnola nelle Brigate Internazionali, nome di battaglia “Estella”.
Nel 1943 viene arrestata e deportata nei campi di concentramento di Ravensbrück e Holleinschen.
Nel 1945 è nominata alla Consulta Nazionale e nel 1946 viene eletta all’Assemblea Costituente nelle liste del PCI; entra a far parte della “Commissione dei 75”, che ha il compito di redigere la Costituzione.
Partecipa ai lavori della Terza Sottocommissione, che si occupa dei diritti e doveri economico-sociali e sottolinea l’importanza della maternità, da considerarsi non soltanto una funzione naturale della donna ma, soprattutto, una missione sociale.
Lo Stato ha l’obbligo di intervenire per garantire ai bambini, legittimi e illegittimi, la salute, lo sviluppo fisico, morale ed intellettuale, e a tutte le madri la possibilità di procreare in condizioni economiche, igieniche e sanitarie compatibili con la dignità umana e civile.
Nell’ambito della Terza Sottocommissione, Teresa Noce interviene anche sul diritto al lavoro e all’assistenza e sottolinea l’opportunità di specificare tra assistenza e previdenza, in quanto la categoria di cittadini che non paga i contributi, ad esempio le casalinghe, pur non potendo pretendere il diritto alla previdenza, ha diritto, però, a ricevere un’assistenza adeguata.
Interviene, inoltre, nel dibattito sul diritto di proprietà e intrapresa economica, sostenendo la necessità di impedire la concentrazione di grandi proprietà terriere per stabilire «più equi rapporti sociali», ed è favorevole ad una collaborazione tra i consigli di gestione e i datori di lavoro, nell’interesse della collettività.
Vota contro la ratifica dei Patti Lateranensi.
Viene eletta deputata nella I e nella II legislatura. Si impegna per l’attuazione concreta della tutela delle lavoratrici madri e della parità salariale.
Nel 1953 apprende dai giornali dell’annullamento del suo matrimonio, che Longo aveva ottenuto falsificando la sua firma.
Il partito fa quadrato intorno a Longo e da allora Noce non avrà più alcun incarico dirigenziale e istituzionale.
In relazione a questo fatto scrive che fu: “grave e doloroso più del carcere e della deportazione”. Dal 1947 al 1965 è segretaria generale degli impiegati e operai tessili della CGIL nazionale.
Riposa nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.
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