Teresa Peghin: Il dopoguerra

Teresa Peghin ed Umberto Tarquini

IL DOPOGUERRA

Dopo la Liberazione, man mano che passava il tempo, chi era stato partigiano invece di trovare riconoscenza per i sacrifici che hanno poi procurato la libertà per tutti, fu oggetto di incomprensione, sempre maggiore, finché questa non si trasformò in aperta ostilità.

La loro vita diventava sempre più difficile, erano indicati a dito e non era semplice nemmeno trovare lavoro. Ciò succedeva perché si manifestarono in maniera evidente le conseguenze di quella che venne chiamata la “Guerra Fredda” e la divisione del mondo in due blocchi. In Italia, paese di confine, ove si era formato un consistente fronte comunista, fu organizzato un fronte anticomunista ancora più forte. Ci si mise anche la Chiesa che comminò la scomunica nei confronti di chi aderiva al partito comunista. Allora la gente identificò tutti i partigiani come comunisti, anche se questo non rispondeva sempre a verità, come nel caso della stessa «Wally» che ha sempre sostenuto e praticato i valori del cattolicesimo. Vi fu per tutti una specie di ostracismo. Dalla fabbrica di Marzotto, uno alla volta, i partigiani sono stati espulsi. «Giro», ad esempio, che era una persona dabbene e che nel suo compito di assistente non ha mai fatto differenze tra gli operai ex fascisti o ex partigiani, è stato anche lui licenziato.

Molti sono stati costretti ad emigrare. Anche Peghin Pietro, il valoroso partigiano «Claudio», emigrò. Tarquini Umberto, che era appassionato della vita sociale e politica, ne fu escluso proprio perché ha sposato una partigiana, la «Wally».

Accanto a questi iniqui trattamenti, gli ex partigiani hanno poi visto i fascisti, anche quelli che per le loro nefandezze sono stati condannati a morte dai tribunali regolari, tornare ad uno ad uno in libertà, girare nuovamente per le strade, ancora gonfi della loro tracotanza e incuranti dei lutti e dei dolori che hanno inflitto ad altri. Li hanno visti a volte affermarsi nuovamente nella società, cambiando colore politico, adattandosi alle nuove situazioni.

Teresa Peghin ed Umberto TarquiniTuttavia davanti a queste palesi ingiustizie non si sono mai lasciati prendere da sentimenti di odio o di vendetta, in loro hanno trovato posto solo amarezza e delusione.

È vero, c’è stato poi in Italia, pur tra varie difficoltà, un lungo periodo di pace, di progresso e prosperità, un lungo periodo durante il quale Umberto e Teresina con il frutto del proprio lavoro si sono sistemati.

Hanno costruito la loro casa ed hanno avuto ben sette figli, quattro maschi e tre femmine, anche loro tutti accasati. Ora, nelle vicende positive o negative della vita, vivono circondati dall’affetto di tutti e in mezzo ad una schiera di vivaci nipoti e pronipoti.

Ma Teresina e Umberto ora sono preoccupati perché in questo tempo vedono con amarezza tornare al governo i post fascisti, vedono affermarsi un certo revisionismo che tende a falsare la storia e pretendere di confondere le vittime con i carnefici. Assistono con dolore ai continui attacchi portati nel nostro Paese contro le istituzioni, la democrazia e la libertà, conquistate con tanto sangue, dolore e sacrifici. Per questo, nonostante l’età, essi sono ancor oggi impegnati, combattivi, indomiti. Sono pieni di iniziative, partecipano con i familiari a tutte le manifestazioni che ricordano la Resistenza e sostengono ogni attività tesa all’affermazione dei valori di libertà, di uguaglianza, di giustizia e di pace.

 

Vai al libro di Giorgo Fin “Teresa Peghin”