Sabato 16 gennaio la città di Vicenza commemorerà il sacrificio del giovane partigiano Dino Carta nel 71° anniversario della morte. La cerimonia – organizzata dall’ANPI e dalla Confederazione delle Associazioni combattentistiche – si svolgerà alle ore 11.15 davanti alla lapide di via Ottone Calderari che ricorda il luogo dove Dino Carta fu ucciso, a vent’anni, il 12 gennaio del 1945. Dopo la deposizione della corona d’alloro vi sarà il saluto del rappresentante del Comune di Vicenza a cui seguirà l’orazione ufficiale del prof. Roberto Pellizzaro, dirigente ANPI.
Personaggio fra i più cari della Resistenza vicentina, dopo aver preso accordi con i partigiani della Brigata “Argiuna”, Dino Carta si era arruolato giusto un anno prima nella polizia ausiliaria iniziando così – come scrisse Renato Leontini in un ritratto dal titolo “L’olocausto di un eroe” pubblicato l’11 agosto del ’45 sul giornale “Il patriota”- “una vita difficile e pericolosa, piena di ansie e di sospetti, di finzioni e di sorprese, un inferno di tutte le ore in quanto era costretto ad un doppio gioco, ad una doppia vita, fingere con i presunti padroni e servire ciecamente i compagni che abbisognavano della sua opera infaticabile. Ma gli aguzzini sospettavano in lui un ribelle e fu sorvegliato e pedinato.”
Dopo quasi un anno Dino sarà scoperto e il 12 gennaio arrestato e condotto a Villa Girardi, la Villa Triste di via Fratelli Albanese per essere interrogato e torturato. Di qui riuscirà a scappare giungendo fino a via Calderari dove sarà raggiunto e ucciso.
Della sua fuga fu testimone Rino Pavan, un vigile del fuoco che stava spalando la neve e che lo vide avanzare a fatica, inseguito da altri che lo rincorrevano. Don Antonio Frigo, anch’egli arrestato in via Fratelli Albanese, mentre veniva torturato fu testimone della discussione tra due fascisti, Piero Zatti e Osvaldo Foggi, ciascuno dei quali si attribuiva il merito della sua uccisione.
Grazie alle ricerche di Sonia Residori è emerso che entrambi, dopo la Liberazione, furono condannati, con sentenza del 18.4.46, alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Il 30.1.47 il Capo provvisorio dello Stato commutò la pena di morte in ergastolo, successivamente ridotto alla pena di anni 19. Con D.P. 21.5.51 questa fu ridotta ad anni 7. Il 27.1.54 la Corte d’Appello di Venezia ridusse la pena per effetto di successivi condoni a ciascuno ad anni 5, mesi 8 di reclusione, sottoponendoli a libertà vigilata per amnistia. Foggi, in particolare, fu scarcerato il 1° febbraio 1954 per effetto del D.P. del 19 dicembre 1953.
L’uniforme di Carta, con i fori delle pallottole e le tracce di sangue sul braccio e all’altezza del cuore, è stata conservata dalla famiglia Carta per 67 anni e consegnata nel corso di una cerimonia alla presenza del sindaco Variati al museo del Risorgimento e della Resistenza dove è conservata in una teca.
Dino, studente del Patronato Leone XIII e dell’Istituto Rossi, militava nella Compagnia “Julia”. Ragazzo pieno di vita, era uno dei portieri del Vicenza nel campionato regionale del 43-44 che aveva sostituito quello italiano a causa della guerra. Il Vicenza, appena risalito dalla serie B, aveva giocato il precedente campionato di serie A e si era salvato. Il campionato era stato vinto dal Torino, il primo dei mitici cinque che lo fecero diventare Grande. C’era già Romeo Menti all’ala destra. Carta aveva giocato con Santagiuliana e Quaresima contro il Padova (5-1), il Marzotto (5-0) e il Lanerossi Schio (4-1). Il nome di Dino Carta, biancorosso ed eroe della Resistenza, è scolpito su di una lapide nella tribuna del Menti che lo ricorda assieme agli altri caduti del Vicenza.
La città gli ha dedicato una scuola media. Lo scultore Giordani ha scolpito il suo busto di stradella dei Munari e la lapide sulla tomba del cimitero che lo ricorda con queste parole:
“Riposa Nella pace di Dio e nella luce della gloria O fiore nostro tragicamente reciso Mentre affrettavi con l’opera L’alba della nostra libertà.”
Pio Serafin