Una sentenza che NON aiuta la lotta all’antifascismo

Il Tribunale di Vicenza ha assolto 17 neofascisti che erano stati rinviati a giudizio per aver esibito simboli e compiuto gesti ed espressioni che richiamavano con estrema evidenza il regime fascista.

Il Pubblico Ministero, accogliendo le segnalazioni della Digos, ne aveva infatti chiesto la condanna, in nome della Costituzione antifascista e delle leggi Scelba e Mancino, che applicano il principio costituzionale di divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista.
Il Giudice ha ritenuto che “il fatto non sussista”.

Ci chiediamo cosa debbano fare coloro che si richiamano al fascismo, con parole, atteggiamenti e comportamenti che sono chiaramente indicativi di una volontà di ritorno ad un passato nefasto e tragico per il nostro Paese, per essere condannati applicando le citate leggi.

Coloro che erano sottoposti a giudizio, inoltre, sono personaggi noti per la loro militanza neofascista e alcuni hanno fatto o fanno parte di gruppi e movimenti che si fanno notare per aggressività e sfacciataggine nell’espressione dei loro truci simboli e delle loro violente parole d’ordine.

Noi continuiamo ad insistere sulla gravità e pericolosità di queste esposizioni, non di libero pensiero, assicurato dalla Costituzione e dalle leggi, ma di un’ideologia condannata dalla storia e dalle leggi dello Stato italiano.
Lo facciamo perché Il ritorno del nazifascismo è diventata una vera e propria emergenza nazionale: la presenza neofascista comprende organizzazioni e movimenti politici, diffusione nel web, tifoseria delle “curve” calcistiche di estrema destra, gruppi musicali nazirock etc.
Perciò è necessaria la messa fuorilegge dei movimenti neofascisti e neonazisti insieme ad un grande e unitario impegno culturale e politico e l’iniziativa di tutte le istituzioni repubblicane dal livello nazionale al livello locale.
Per questo ci auguriamo che il Pubblico ministero proponga appello alla sentenza affinché la legge Mancino venga pienamente applicata.
L’art. 2 della stessa infatti stabilisce le pene per “Chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi di cui all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654”.

Si avvicina il 7 luglio, anniversario dell’Eccidio di Schio, e perciò chiederemo che, al di là della sentenza di ieri, le autorità che ne hanno il potere, vietino la manifestazione fascista che si ripete ogni anno.

Se così non avverrà, saremo a Schio, a protestare per una presenza che, strumentalizzando il tragico Eccidio del 1945, intende riproporre l’ideologia che le partigiane e i partigiani scledensi e italiani, insieme agli alleati, hanno sconfitto con la Guerra di Liberazione.

Invitiamo fin d’ora cittadine e cittadini democratici e antifascisti a partecipare con noi alla manifestazione che intende esprimere il carattere civile e democratico della città.

Vicenza, 24 maggio 2022
ANPI VICENZA